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L’IMPORTANZA DELL’ALLATTAMENTO ESCLUSIVO AL SENO

Se l’allattamento al seno venisse prolungato secondo le linee guida dell’OMS, si potrebbe ottenere un risparmio di costi sanitari e una prevenzione di morti premature e malattie.

Le raccomandazioni dll’OMS sono di allattare il bambino esclusivamente al seno per i primi 6 mesi di vita e di nutrirlo con una dieta a base di latte materno fino ai 2 anni.

L’allattamento a seno può aiutare a prevenire diarrea e polmonite, le 2 cause principali di morte infantile, e protegge le madri dal cancro al seno e alle ovaie.

A livello mondiale però solo il 40% dei bambini al di sotto dei sei mesi, vengono allattati esclusivamente al seno.

I fattori che ostacolano l’allattamento al seno vanno dalla mancanza di strutture, alle difficoltà legate ai ritmi di lavoro, alla spinta commerciale verso il latte artificiale, allo stigma che colpisce ancora molte donne che allattano in pubblico.

Spetta noi operatori sanitari promuovere e divulgare la cultura del latte a Km 0!!!

DIETA CHETOGENICA E ALZHEIMER

Investigatori della Johns Hopkins University School of Medicine of Baltimora hanno scoperto che quando gli anziani con decadimento cognitivo lieve (MCI) hanno cambiato la loro dieta con una DIETA CHETOGENICA a basso contenuto di carboidrati, hanno avuto un modesto miglioramento della memoria cosa che nessun farmaco fino ad ora è riuscito a realizzare.

Il cervello normalmente utilizza il glucosio come combustibile primario, tuttavia per le persone con Alzheimer (AD), in fase iniziale, la capacità di metabolizzare il glucosio è faticosa.

Risultati preliminari hanno stabilito che cambiando le abitudini alimentari di individui che hanno MCI o AD in fase iniziale con una DIETA CHETOGENICA ricca di grassi e povera di zuccheri e amidi, il cervello e il corpo iniziano ad usare i CHETONI prodotti durante la metabolizzazione del grasso come fonte alternativa di energia.

Confrontando i risultati dei test sulla memoria a breve termine nei pazienti a dieta chetogenica, si è evidenziato un miglioramento di un paio di punti rispetto ai pazienti ai quali non c’è stata una restrizione di carboidrati.

Ulteriori evidenze scientifiche sono necessarie per la conferma di questi risultati.

 

BEVANDE ZUCCHERATE E CANCRO, ANCORA UN’EVIDENZA

(Reuthers Health) – Il consumo di bevande zuccherate è cresciuto in tutto il mondo negli ultimi decenni ed è legato all’obesità che, di per sé, aumenta il rischio di cancro.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di limitare il consumo di zucchero a meno del 10% del loro apporto energetico totale, ma, allo stesso tempo, afferma anche che un’ulteriore riduzione a meno del 5%, circa 25 grammi al giorno, sarebbe più salutare. Il British Medical Journal, ha pubblicato uno studio francese che accende i riflettori sul consumo di bevande zuccherate e sviluppo di neoplasie.

Questo studio ha analizzato i dati relativi a 101.257 adulti francesi – 21%uomini e 79% donne – valutandone il consumo di bevande zuccherate. I partecipanti sono stati seguiti per un massimo di 9 anni, tra il 2009 e il 2018, per stimare il rischio di sviluppare tutti i tipi di tumore e alcune forme specifiche come il tumore della mammella, del colon e della prostata.

I risultati hanno mostrato che un aumento di 100 ml al giorno nel consumo di bevande zuccherate era associato ad un rischio aumentato del 18% di cancro in generale, e del 22% di tumore alla mammella.

Quando i soggetti sono stati divisi tra consumatori di succhi di frutta e consumatori di altre bevande dolci, entrambi i gruppi hanno presentato un rischio superiore di cancro in generale.

Per il tumore alla prostata e per quello colorettale non è stato riscontrato alcun legame, ma i ricercatori hanno affermato che ciò potrebbe essere avvenuto perché il numero di casi di questi tumori tra i partecipanti allo studio, era limitato.

“Anche se questo studio non offre una risposta definitiva di nesso causale tra zucchero e cancro, si aggiunge al quadro generale di evidenza contro lo zucchero”, dice Amelia Lake, esperta di alimentazione per salute pubblica presso la britannica Teesside University, “Ridurre il quantitativo di zucchero nella dieta è estremamente importante”.

 

 

Fonte: BMJ

Gareth Jones

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri&Previeni)

ORMONI BIOIDENTICI IN MENOPAUSA

Sono estratti da piante come la soia e l’igname ed hanno una struttura chimica identica agli ormoni prodotti dal nostro corpo, essendo identici ai nostri ormoni vengono riconosciuti come propri e quindi funzionano come se il nostro corpo li avesse prodotti da solo. Inoltre un altro grande vantaggio è che la loro combinazione può essere studiata su misura per ogni singola paziente, la personalizzazione è un vantaggio immenso anche in termini di risultato ottenuto.
Ovvio che ancora una volta il benessere è però il frutto di diversi fattori combinati. Lo stile di vita influenza il nostro invecchiamento in maniera significativa.
In particolare la alimentazione ha un ruolo determinante. Le donne giapponesi dell’isola di Okinawa si nutrono di pesce crostacei e non consumano latte vaccino e questo ha determinato una netta riduzione dei casi di tumori ormonodipendenti e di malattie cardiovascolari, a conferma dell’influenza della alimentazione sulle malattie.
Molte sono inoltre le ricerche che dimostrano l’importanza della integrazione con minerali e vitamine per la salute in generale e per la densità ossea, questo in relazione all’impoverimento dei cibi: a fronte della abbondanza si ha un netto calo della qualità e quindi del potere nutrizionale. Inoltre con l’invecchiamento l’apparato digerente perde efficienza e non riesce a scomporre e assimilare le sostanze nutritive dal cibo assunto quotidianamente e ciò è dovuto ai cambiamenti ormonali. L’assorbimento dei micro e dei micronutrienti è quindi dipendente da diversi cofattori che lavorano in sinergia.
Salvia, agnocasto, dioscorea, cimicifuga sono piante che funzionano molto bene per ridurre le vampate e gli altri sintomi della menopausa ma con evidenze diverse in ogni singola paziente proprio in relazione ai suddetti cofattori che ne influenzano l’assorbimento.
Da ciò si evince quanto sia importante curare la persona nel suo complesso cioè nel suo insieme di organi e funzioni :alimentazione, qualità del sonno, stato di stress, regolarità del sonno, stato di idratazione, attività fisica condizionano in maniera significativa lo stato di salute.
Nella sfida a far sì che il corpo ritrovi l’equilibrio naturale gli ORMONI BIOIDENTICI si collocano perfettamente: estradiolo, progesterone, dhea, pregnenolone, estriolo ecc possono essere proposti efficacemente in terapia con l’esatto dosaggio e le opportune proporzioni in modo personalizzato e studiato su ogni singola paziente. Ed è proprio il loro equilibrio a fare la differenza perché ogni funzione del nostro corpo dalla attività energetica a quella intellettuale, all’umore al metabolismo dipende dagli ormoni
Oggi le donne sono sempre più informate e consapevoli e richiedono soluzioni naturali per stare bene.
Come donna sto sperimentando l’esperienza degli ormoni bioidentici e posso assicurarvi che il mio percorso è condivisibile da tutte voi.

L’ELISIR DI LUNGA VITA E’ NEI BATTERI INTESTINALI

Non sarà il segreto per vivere una vita eterna, ma più lunga si. La partita anti-invecchiamento si gioca nel microbiota intestinale: uno studio condotto dal Babraham Institute, di Cambridge (GB), e pubblicato su Nature Communications, ha dimostrato che trapiantando i batteri intestinale di topolini giovani nella pancia di topolini anziani, il sistema immunitario di questi ultimi ringiovanisce

“il microbiota intestinale è fatto di centinaia di tipi diversi di batteri” – spiega il primo autore del lavoro Marisa Stebegg – “essenziali per la nostra salute con un ruolo chiave nel nostro metabolismo, nella funzione cerebrale, e nella risposta immunitaria”. Con l’età il microbiota si modifica a scapito di specie vantaggiose per la salute e così pure la funzione immunitaria, che si indebolisce lasciando gli anziani più esposti a malattie.

Gli esperti hanno visto che trapiantando il microbiota intestinale di topini giovani nella pancia di animali anziani, la funzione immunitaria di questi ultimi ringiovanisce, in particolare dimostrano segni di ringiovanimento le cosiddette “placche di Peyer”, dei santuari immunitari intestinali. Questo risultato suggerisce che modifiche controllate del microbiota con terapie ad hoc, un giorno potrebbero aiutare a mantenersi giovani.

 

Tratto da: MEDICINA 10 giugno 2019

MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE: UN MILIONE DI NUOVI CASI AL GIORNO NEL MONDO. IL DOSSIER OMS

11 giugno – Pubblicata on line sul Bollettino dell’Organizzazione mondiale della Sanità una ricerca che mostra che tra uomini e donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni, nel 2016 c’erano 127 milioni di nuovi casi clamidia, 87 milioni di gonorrea, 6,3 milioni di sifilide e 156 milioni di tricomoniasi. La sola sifilide ha provocato nel 2016 circa 200.000 morti neonatali, rendendola una delle principali cause di perdita del bambino a livello globale. LA RICERCA OMS – STRATEGIA GLOBALE SULLE INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMISSIBILI 2016-2021.

Oms: ogni giorno, ci sono oltre 1 milione di casi di malattie sessualmente trasmissibili curabili (IST) tra le persone di età compresa tra i 15 e i 49 anni. Ciò equivale a oltre 376 milioni di nuovi casi ogni anno soprattutto di quattro infezioni: clamidia, gonorrea, tricomoniasi e sifilide.

Pubblicata on line sul Bollettino dell’Organizzazione mondiale della Sanità la ricerca che mostra che tra uomini e donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni, nel 2016 c’erano 127 milioni di nuovi casi clamidia, 87 milioni di gonorrea, 6,3 milioni di sifilide e 156 milioni di tricomoniasi.

I sintomi di una IST possono includere lesioni genitali, perdite uretrali o vaginali, dolore durante la minzione, e nelle donne, sanguinamento tra i periodi. Tuttavia, la maggior parte dei casi è asintomatica, il che significa che le persone potrebbero non essere consapevoli prima del test.

Queste infezioni sessualmente trasmesse hanno un profondo impatto sulla salute di adulti e bambini in tutto il mondo: se non trattati possono portare ad effetti gravi e cronici sulla salute che includono malattie neurologiche e cardiovascolari, sterilità. gravidanza extrauterina, nati morti e aumento del rischio di HIV. Sono anche associate a livelli significativi di stigma e violenza domestica.

La sola sifilide ha provocato nel 2016 circa 200.000 morti neonatali, rendendola una delle principali cause di perdita del bambino a livello globale. Dal 2012, non c’è stata alcuna diminuzione sostanziale né delle percentuali di infezioni nuove, né esistenti. In media, circa 1 persona su 25 ha almeno una di queste infezioni sessualmente trasmissibili, secondo alcune cifre, con la presenza di alcune infezioni multiple allo stesso tempo.

Le IST si sono diffuse prevalentemente attraverso il contatto sessuale non protetto, compreso il sesso vaginale, anale e orale. Alcuni ceppi – compresi la clamidia, la gonorrea e la sifilide – possono anche essere trasmesse anche durante la gravidanza e il parto, o, nel caso della sifilide attraverso il contatto con sangue o prodotti ematici infetti e uso di droghe per via iniettiva.

Le IST sono prevenibili attraverso pratiche sessuali sicure, compreso l’uso corretto e coerente del condom e l’educazione alla salute sessuale. Test e trattamenti tempestivi e accessibili, sono fondamentali per ridurre il loro onere a livello globale, insieme agli sforzi per incoraggiare le persone sessualmente attive a sottoporsi a screening mirati. L’OMS raccomanda inoltre che le donne in gravidanza siano sistematicamente sottoposte a screening per la sifilide e l’HIV.

GRAVIDANZA: la ginnastica in acqua aiuta

L’attività fisica effettuata in acqua può essere di grande aiuto per le donne in gravidanza. In ambiente acquatico infatti si è in assenza di gravità. Un recente studio pubblicato sul Journal of Obstetric, Gynecologic & Neonatal Nursing – risposta il sito www.inabottle.it – ha dimostrato che le mamme in dolce attesa che hanno svolto esercizi acquatici dalla ventesima alla trentasettesima settimana di gestazione avevano quasi 13 volte più probabilità di avere un perineo intatto dopo il parto.

I ricercatori dell’ospedale universitario San Cecilio di Granada, guidati dall’ostetrica Raquel Rodrguez Blanque, hanno voluto approfondire in che modo l’aerobica in acqua aiuti a rafforzare il perineo e i muscoli maggiormente stressati durante il travaglio.

Per lo studio sono state confrontate 65 donne incinte che hanno preso parte ad un programma di “esercizio acquatico”, consistente in 45 minuti di attività aerobica tre volte alla settimana, e 64 neomamme in dolce attesa che non svolgevano alcuna attività motoria. Dopo il parto, i ricercatori hanno scoperto che le donne che si esercitavano in acqua durante la gravidanza avevano 12,5 volte in più la possibilità di avere un perineo intatto rispetto alle altre.

Inoltre è emerso che l’85,9% di coloro che non hanno completato il programma acquatico ha usato analgesici durante il travaglio, rispetto al 73,2% di coloro che hanno fatto esercizi in acqua. I ricercatori sperano che il loro studio porti ad includere esercizi in acqua nelle linee guida da seguire per le donne in maternità.

 

 

GRAVIDANZA. DANNI AL NASCITURO ANCHE DAL FUMO PASSIVO

13 maggio – Uno studio cinese accende i riflettori sul fumo passivo cui sono esposte le donne durante la gravidanza se il loro compagno fuma. Dall’anali osservazionale condotta, è emerso come questa abitudine possa essere collegata a malattia coronarica nei nascituri. Il rischio è addirittura più elevato rispetto a quello che deriva dall’abitudine al fumo della madre.

(Reuthers Health) – Un nuovo studio cinese aggiunge evidenze al rischio legato al fumo nel periodo della gravidanza. Questa volta, però, il focus è sui papà che fumando vicino alle proprie compagne incinte espongono il nascituro al rischio di avere difetti cardiaci. Un rischio addirittura superiore a quello legato al fumo materno.

 

LO STUDIO

Per valutare il rischio del cuore del feto legato all’abitudine al fumo di uno dei due genitori, Jiabi Qin e colleghi, della Xiangya School of Public Health della Central South University di Changsha, hanno riesaminato i dati di 125 studi precedenti che complessivamente hanno coinvolto 8,8 milioni di genitori in tutto il mondo. Gli studi hanno esaminato il fumo delle madri incinte, quello dei padri mentre le loro compagne erano in gravidanza e l’esposizione delle madri al fumo passivo durante dolce attesa.

Tra tutti i bambini nati dai genitori coinvolti in questi studi, circa 137.600 presentavano difetti cardiaci congeniti. La nuova analisi, pubblicata sull’European Journal of Preventive Cardiology, ha rilevato che il fumo dei genitori era significativamente associato al rischio di cardiopatie congenite nei neonati, con un aumento del rischio del 25% quando le madri fumavano durante la gravidanza. Il legame era ancora più forte quando erano i padri a fumare.

Rispetto ai bambini con genitori non fumatori, i figli di uomini che fumavano durante la gravidanza, avevano un rischio maggiore del 74% di difetti cardiaci alla nascita, mentre l’esposizione al fumo passivo per le future madri ha più che raddoppiato il rischio.

“L’esposizione delle donne al fumo passivo si è rivelata rischiosa per la prole durante tutte le fasi della gravidanza e anche prima di rimanere incinte”, osserva Qin. “Le donne che fumavano durante la gravidanza avevano una maggiore probabilità di avere un bambino con un difetto cardiaco congenito, il fumo prima della gravidanza non ha influenzato il rischio”.

 

Fonte: European Journal of Preventive Cardiology

Ankur Banerjee

AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani)

ATTIVITA’ FISICA E SALUTE

Negli ultimi tempi si è assistito ad un crescente dibattito su cosa si intenda per “salute”. Un editoriale di Fiona Godlee, direttore del British Medical Journal, un’importante rivista scientifica internazionale, propone questa definizione di salute: “Capacità di adattarsi e di autogestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive cui la vita inevitabilmente espone”. Adattarsi sembra essere quindi la parola chiave. Ma adattarsi a cosa, a chi e, più in generale, come si può costruire e favorire la capacità umana di adattarsi e di adeguarsi? Una delle possibili risposte a questa domanda viene dal Comitato Regionale Europeo dell’OMS che nel 2011, in occasione della sua sessantesima sessione, ha confermato all’ Ufficio Regionale europeo, il mandato di elaborare una nuova politica sanitaria europea, la Salute 2020. Per raggiungere gli obiettivi della Salute 2020, sono necessarie politiche efficaci per l’invecchiamento sano, in risposta al rapido invecchiamento demografico in atto in Europa. L’invecchiamento sano o attivo viene quindi definito come un processo che “permette agli individui di realizzare il proprio potenziale per il benessere fisico, sociale e mentale attraverso l’intero corso dell’esistenza e di prendere parte attiva alla società, fornendo loro al contempo protezione, sicurezza e cure adeguate quando necessitino di assistenza”.

 

L’attività fisica fa bene e non va confusa con lo sport

 

Un invecchiamento sano è collegato allo stato di salute nelle fasi precedenti della vita. Una regolare attività fisica contribuisce ad una significativa riduzione degli stati patologici degenerativi. Un’attività fisica regolare aumenta l’aspettativa media di vita inibendo lo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete, malattie neoplastiche del colon e della mammella e depressione, riduce il rischio di fratture del femore e vertebrali ed aiuta il controllo del peso corporeo. Un’attività fisica regolare aumenta inoltre l’aspettativa media di vita contrastando lo sviluppo di malattie croniche, mitigando le alterazioni biologiche legate all’ età e le relative conseguenze sulla salute e sul benessere, e contribuendo a preservare la capacità funzionale. Per “attività fisica” s’intende qualunque movimento corporeo prodotto dai muscoli utilizzando energia: questa definizione comprende lo sport e altre attività come giocare, camminare, dedicarsi ai lavori domestici o al giardinaggio. Con “esercizio” (o “ginnastica” e, in senso esteso, “allenamento”) si indica una serie di movimenti ripetitivi, codificati e organizzati volti al miglioramento o al mantenimento di uno o più componenti della forma fisica. La riabilitazione consiste invece in una serie di attività volte a recuperare la funzione persa o ridotta in seguito ad un evento patologico o traumatico utilizzando anche gli strumenti dell’ esercizio terapeutico e della rieducazione funzionale. Lo scopo è restituire il paziente al proprio contesto di vita nelle migliori condizioni di autonomi possibili.

 

Attività fisica e Attività Fisica Adattata (AFA) non sono la stessa cosa

 

Anche se i benefici dell’attività fisica nell’ invecchiamento sono conosciuti, non tutte le forme di attività fisica producono gli stessi benefici e sono indicati per tutte le persone. Come sopra detto, l’attività fisica non è riabilitazione e quindi non può e non deve essere considerata “sanitaria” ma rientra a pieno titolo nell’ ambito delle attività che esercitano un benefico effetto sull’organismo umano e come tale da incentivare nell’ ambito della promozione di stili di vita.  Esiste una differenza tra le varie forme di attività fisica come la “ginnastica dolce” o i “gruppi di cammino” e l’Attività Fisica Adattata (AFA). Nel primo caso gruppi di persone non omogenee per età e condizioni di salute svolgono esercizi ripetitivi e uguali per tutti mentre nel secondo caso, con l’Attività Fisica Adattata, l’esercizio viene adattato alla persona generalmente affetta da una patologia cronica. La “ginnastica dolce” non tratta le patologie. Nel 1896 a Berlino fu data la prima vera definizione di APA (Adapted Physical Activity): “APA comprende ogni movimento, attività fisica o sport che può essere praticato da individui limitati nelle loro capacità da deficit fisici, psicologici, mentali o da alterazioni di alcune grandi funzioni”.

L’AFA secondo quando definito nel Piano di Indirizzo della Riabilitazione del Ministero della Salute del 2011, ha diversi ruoli: “ricondizionare al termine della riabilitazione, combattere l’ ipomobilità, favorire la socializzazione. promuovere stili di vita più corretti (prevenzione) ed appare quindi come un valido presidio in grado non solo d’interrompere tale circolo vizioso, ma di creare un circolo virtuoso. L’AFA non è attività riabilitativa, ma di mantenimento e prevenzione, finalizzata a facilitare l’acquisizione di stili di vita utili a mantenere la migliore autonomia e qualità di vita possibile. Da Un’AFA svolta con regolarità potranno derivare: miglioramento del cammino, della resistenza allo sforzo, minori difficoltà a compiere le attività della vita quotidiana necessarie per l’autonomia in ambito domestico e fuori casa; essa, inoltre, favorisce ed incentiva la socializzazione, migliorando il tono dell’umore, la motivazione, le relazioni sociali e familiari.

Infine non va dimenticato il valore dell’AFA in senso educazionale-formativo attraverso il coinvolgimento attivo del soggetto nel proprio progetto di salute e di autonomia possibile, grazie alla promozione di una regolare attività, e di più appropriati stili di vita.

I luoghi in cui si svolgono le AFA, possono essere palestre comunali, strutture protette, associazioni, centri fitness, spazi all’aperto (piste ciclabili, percorsi vita, ecc), comunque non ambienti sanitari”.

 

Tutti devono mantenersi fisicamente attivi

 

Per gli adulti dai 65 anni in poi, l’attività fisica include quella praticata durante il tempo libero, gli spostamenti (ad esempio a piedi o in bicicletta), le attività lavorative (per gli individui ancora in servizio), il gioco, i lavori domestici, lo sport e altri esercizi di tipo programmato, nel contesto dell’attività quotidiana, familiare e della comunità.

Un’attività fisica praticata con regolarità, può migliorare la salute cardiorespiratoria, il tono muscolare, la salute funzionale e ossea, ridurre il rischio di malattie non trasmissibili, di depressione e di declino delle funzioni cognitive. Per tali attività valgono le seguenti raccomandazioni:

  1. Gli adulti dai 65 anni in poi dovrebbero praticare almeno 150 minuti di attività fisica di tipo aerobico di moderata intensità nel corso della settimana, oppure praticare almeno 75 minuti di attività fisica di tipo aerobico di intensità elevata nel corso della settimana, oppure una combinazione equivalente di attività di intensità moderata ed elevata.
  2. L’attività di tipo aerobico dovrebbe essere praticata per periodi continuativi della durata di almeno 10 minuti.
  3. Per ottenere benefici aggiuntivi per la salute, gli adulti appartenenti a questa fascia di età dovrebbero aumentare l’attività fisica di tipo aerobico di intensità moderata fino a 300 minuti a settimana, oppure praticare 150 minuti di attività fisica di tipo aerobico di intensità elevata a settimana, oppure una combinazione equivalente di attività di intensità moderata ed elevata.

 

tratto da: Vol. 31 – N. 1- GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA

Maurizio Massucci, Donatella Bonaiuti, Bruna Lombardi, Lorenzo Panella

(gruppo tecnico per l’elaborazione del documento)

 

 

 

RADICALI LIBERI

I radicali liberi possono avere un’origine sia esogena che endogena. Per esempio si producono banalmente con la RESPIRAZIONE perché respirando noi ossidiamo. E’ il principio per cui i libri vecchi diventano di colore marroncino, perché si ossidano.

L’uomo non è nato con il bisogno di antiossidanti perché li introduceva attraverso l’alimentazione e cioè mangiando le piante. I vegetali in realtà sono molto ossidati perché più stanno al sole più producono O2 e si ossidano ma per proteggersi producono naturalmente ANTIOSSIDANTI.

Per l’uomo i migliori antiossidanti sono quelli che si trovano nelle piante esposte al sole. Tutto ciò che viene fatto maturare nelle serre contiene un quantitativo minimo di antiossidanti. Impariamo a mangiare secondo stagione.

Gli antiossidanti hanno colori perché sono dei sali. Impariamo a mangiare a colori.

Il nostro benessere è legato al terreno, se il terreno è depauperato di nutrienti, le colture ne saranno prive. Inoltre l’industria raffina ulteriormente i cereali. Impariamo a mangiare farine non raffinate.

Ricordarsi sempre che le malattie sono legate a ciò che ingurgitiamo per anni.