IL RUOLO DEL MICROBIOTA VAGINALE NELL’INFEZIONE DA HPV

IL RUOLO DEL MICROBIOTA VAGINALE NELL’INFEZIONE DA HPV

Il microbiota vaginale svolge un’importante funzione protettiva dell’apparato genitale femminile attraverso diversi meccanismi. Recenti evidenze supportano l’ipotesi che un’alterazione del microbiota vaginale, caratterizzata da deplezione di Lattobacilli acidofili e proliferazione di altre specie, sia alla base dell’acquisizione dell’infezione da HPV, della sua persistenza e dell’evoluzione neoplastica.

 

L’infezione da HPV è ampiamente diffusa nelle donne sessualmente attive (circa nell’80%), fino ai 50 anni di età. Nel 90% dei casi l’infezione tende a risolversi mediante clearance virale spontanea nell’arco di un anno, mentre la persistenza rappresenta un fattore di rischio di evoluzione oncogena. Studi recenti hanno dimostrato che il microbiota vaginale non dominato dai lattobacilli, presenta più del doppio del rischio di contrarre un’infezione da HPV oncogeno, indipendentemente dalla copertura vaccinale e dall’età.

La composizione del microbiota vaginale, in particolare la prevalenza del Lattobacillo acidofilo, è influenzata da diversi fattori:

  • Genetici/di etnia (ad esempio nelle donne caucasiche e asiatiche si osserva una maggiore presenza di Lattobacilli acidofili).
  • Fattori fisiologici: gravidanza, puerperio, menopausa.
  • Ormonali: gli estrogeni incrementano il glicogeno nelle secrezioni vaginali e favoriscono in questo modo la colonizzazione da parte dei Lattobacilli acidofili, che lo utilizzano producendo acido lattico.
  • Abitudini igieniche: l’uso di irrigazioni vaginali si associa più frequentemente a disbiosi e riduzione dei Lattobacilli acidofili.
  • Rapporti sessuali frequenti (gli spermatozoi hanno un pH >di 7).
  • Cicli abbondanti e frequenti (provocano un innalzamento del pH).

 

Il Lattobacillo acidofilo contribuisce al mantenimento della eubiosi e della funzione di barriera protettiva dell’epitelio cervicale, impedendone l’ingresso dell’HPV nei cheratinociti cervicali e contrastando la persistenza dell’infezione, mediante diversi meccanismi:

  • mantenimento di un pH acido (3.8-4.5)
  • produzione di sostanze antimicrobiche: perossido di idrogeno (H2O2), batteriocine.
  • modulazione del sistema immunitario locale.

Alcuni studi hanno dimostrato che una condizione di disbiosi, con proliferazione di specie batteriche patogene, come quelle responsabili della vaginosi batterica (es. Gardenella V.), potrebbe favorire il ciclo di replicazione virale, la persistenza dell’infezione da HPV e la trasformazione neoplastica.

La disbiosi si associa inoltre a:

  • riduzione della produzione di muco cervicale, che ha una funzione importante nell’ostacolare l’ingresso dei patogeni.
  • aumento delle citochine pro-infiammatorie, noti fattori implicati nella carcinogenesi.
  • livelli più elevati di stress ossidativo, con produzione eccessiva di ROS, che provocano la rottura della doppia elica del DNA, sia dell’episoma HPV, sia del genoma dell’ospite, favorendo l’integrazione dell’HPV nel genoma dell’ospite.

Alcuni ricercatori suggeriscono che l’HPV stesso potrebbe contribuire al cambiamento della stabilità e della composizione del microbiota vaginale.

 

Ulteriori studi sulla relazione tra microbiota vaginale e infezione da HPV potrebbero essere utili per comprendere come mantenere l’eubiosi e rendere più efficace la prevenzione e il trattamento delle lesioni HPV-correlate.

 

 

Fonti

  • Cheng L, et al.Vaginal microbiota and human papillomavirus infection among young Swedish women. NPJ Biofilms Microbiomes. 2020; 639; DOI:10.1038/s41598-017-09842-6
  • Di Paola M, et al. Characterization of cervico-vaginal microbiota in women developing persistent high-risk Human Papillomavirus infection. Sci Rep. 2017; 7, 10200
  • Mitra A, et al. The vaginal microbiota, human papillomavirus infection and cervical intraepithelial neoplasia: what do we know and where are we going next? Microbiome. 2016; 4:58
  • Norenhag J, et al. The vaginal microbiota, human papillomavirus and cervical dysplasia: a systematic review and network meta-analysis. BJOG. 2020; 127(2):171-180

a cura di Carlo Maria Stigliano, AOGOI

Articolo tratto dal sito: Aogoi.it

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