Secondo uno studio dell’American Journal of Clinical Pathology firmato da HARVEY KAUFMAN di QUEST DIAGNOSTIC e colleghi, il test per il PAPILLOMA VIRUS UMANO (HPV) e il test PAPANICOLAOU (PAP) da soli hanno meno probabilità di rilevale il CANCRO CERVICALE rispetto ai due esami effettuati sullo stesso campione (DUOPAP). Gli autori hanno valutato il risultato su 13.000.000 di donne di età pari o superiore ai 30 anni. Garantire che le donne vengano sottoposte a screening con il metodo più affidabile, migliora la diagnosi precoce di neoplasie potenziale o già presenti. Per quanto riguarda la cadenza temporale dello screening, le linee guida raccomandano il DUOPAP ogni 5 anni oppure l’HPV test o il PAP ogni 3 anni.
Ovviamente ogni singolo caso va valutato in relazione alla storia clinica e ai fattori di rischio.
Per informazioni contattatemi attraverso il numero 3667401308.
Basse dosi di beta-estradiolo si sono dimostrate efficaci nel trattamento dell’amenorrea cortico-ipotalamica da stress, una condizione che non è poi così difficile da incontrare nella pratica clinica quotidiana, soprattutto nelle adolescenti. Si tratta di una disfunzione correlabile a fattori di stress metabolico, fisico o psicologico, quali diete particolarmente severe, allenamenti intensivi o eventi emotivi importanti. Questi “stressors” influenzano negativamente il rilascio di Gn-Rh e di conseguenza l’asse riproduttivo, andando ad attivare o inibire a livello centrale aree ipotalamiche e/o extra-ipotalamiche. In particolare, si ipotizza una correlazione tra l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e l’inibizione stress-indotta dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio.
Il sistema oppioide ma anche quello dopaminergico e quello serotoninergico, sono coinvolti nei circuiti dell’amenorrea da stress; di particolare interesse è il ruolo giocato dalle endorfine nell’etiopatogenesi dell’amenorrea corticoipotalamica da stress: in risposta ad un evento stressogeno, l’organismo reagisce in maniera quasi “consolatoria” aumentando la produzione di oppiacei come la beta-endorfina.
Gli steroidi ovarici esercitano un ruolo nella modulazione delle funzioni ipotalamiche e ipofisarie. E’ documentata l’efficacia di trattamenti con basse dosi di estrogeni deboli, come l’epimestrolo, nell’attivare la secrezione di Lh in donne con oligomenorrea o amenorrea. Una ricerca condotta in Italia dal gruppo di Genazzani (2) ha inoltre dimostrato come la somministrazione di 2 mg al giorno di estriolo per 8 settimane consenta di indurre un aumento dei livelli plasmatici di Lh e dell’ampiezza dei picchi Lh e un incremento della risposta dell’Lh al bolo di Gn-Rh. Sulla base di queste osservazioni, gli autori ritengono che un priming estrogenico con estrogeni deboli consenta di ottenere un miglioramento dell’asse ipotalamo-ipofisi. Analoghi risultati sono stati ottenuti dai medesimi ricercatori anche grazie all’impiego di basse dosi (sub-nanomolari) di beta-estradiolo. In particolare, i ricercatori sottolineano come la somministrazione per via sublinguale di queste nano-concentrazioni di beta-estradiolo (Guna-beta estradiol) in ragione di 20 gocce due volte al giorno siano risultate efficaci nell’indurre un significativo aumento dei livelli plasmatici di Lh dopo 12 settimane di trattamento (1). Questi bassissimi dosaggi di estradiolo sono probabilmente in grado di indurre, a livello ipotalamico e ipofisario, un effetto simile a quello ipotizzato nel caso della somministrazione di estriolo. Il trattamento indurrebbe cioè un’aumentata sensibilità al Gn-Rh e una maggiore espressione dei recettori del Gn-Rh, con conseguente incremento della sintesi e secrezione di Lh.
Per informazioni o chiarimenti a riguardo potete contattare direttamente la dottoressa Beccaria al numero cel. 3487942112
Articolo tratto dal sito Doctor33 martedì, 07 luglio 2020
Lo sai che quando assumi farmaci antiacidi, farmaci in grado di bloccare la produzione di acido cloridrico, stai inibendo la capacità del tuo organismo di assorbire nutrienti come la vitamina B12, magnesio, zinco e calcio?
Assumere questi farmaci significa andare a bloccare l’acido che può causare bruciore di stomaco e reflusso e per quanto possa sembrare un aspetto positivo in realtà non è del tutto così. Il nostro corpo ha bisogno di produrre acido, nello stomaco, per stare in salute e infatti la produzione di acido cloridrico è necessaria per digerire proteine e cibo, attivare enzimi digestivi nel piccolo intestino, evitare la crescita di batteri patogeni e assorbire importanti nutrienti come calcio, magnesio e vitamina B12.
In tantissimi studi è stato evidenziato che l’assunzione di questi farmaci può portare ad una non corretta digestione del cibo, causare carenze di vitamine e minerali e portare a problemi come sintomi dell’intestino irritabile, depressione, fratture all’anca ed altro ancora.
Ad esempio, ci sono studi che hanno dimostrato che l’assunzione cronica di antiacidi porta a carenze di vitamina B12, che a sua volta che a sua volta può portare a depressione, anemia, fatica, danni ai nervi e persino demenza, soprattutto negli anziani.
A fronte di tutto ciò è bene diagnosticare attentamente le cause del reflusso, prima di considerare questi farmaci come l’unica alternativa possibile per la guarigione.
Nello specifico potrebbe essere necessario fare quanto segue:
Ricordiamo anche che, molto spesso, il reflusso gastroesofageo è legato ad un problema di stress per cui potrebbe essere molto utile adottare strategie di gestione dello stress come imparare la corretta respirazione diaframmatica, il training autogeno o la meditazione.
Nella locandina qui di sotto trovate alcuni consigli utili su come potenziare il proprio sistema immunitario.
Articolo tratto da Agemony.com lunedì 25 maggio
Scritto da Sergio Resta
Nuovi scenari nella mammella chirurgica maschile a causa di obesogeni, interferenti ormonali, inquinanti chimici femminilizzanti e bisfenoli.
In pochi, se non alcuno, si sono occupati di cancro mammario maschile. Entità in costante crescita.
Il cancro mammario maschile (male breast cancer, MBC), viene spesso diagnosticato in una fase successiva rispetto alle donne con oltre il 40% degli uomini in stadio III o IV.
Le rare casistiche pubblicate hanno anche costantemente riportato, lunghi intervalli di tempo mediano tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi di MBC.
La durata prolungata dei sintomi e lo stadio avanzato alla presentazione clinica sono importanti in quanto correlati alla riduzione alla sopravvivenza. I ritardi nella diagnosi sono probabilmente dovuti ad una mancanza di consapevolezza del rischio di MBC e dei segni e sintomi che possono indicare una malignità sottostante.
Sebbene la presentazione tipica di MBC nel 75% dei pazienti sia un nodulo mammario indolore, fermo, retroareolare, è importante riconoscere gli altri segni e sintomi meno evidenti di MBC tra cui:
Tra 430 pazienti con ND osservati in un periodo di 10 anni, solo il 3% era di sesso maschile.
Tuttavia il 57% di questi uomini con perdite fluide dal capezzolo, presentava una malignità sottostante.
Ciò è in netto contrasto con la popolazione femminile in cui solo il 16% dei soggetti che presentavano ND aveva un tumore maligno alla base.
Altri studi minori che hanno analizzato la presenza di ND in associazione con una massa palpabile, hanno riscontrato tassi di cancro compresi tra il 15 e il 75%. Pertanto sebbene il Nipple Discharge del seno maschile sia raro, richiede una valutazione dettagliata a causa della sua forte associazione con una patologia mammaria maligna.
E’ stato riscontrato un ritardo significativo nella presentazione degli uomini che presentano ND rispetto a quelli con una massa palpabile.
L’intervallo di tempo mediano tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi è di 16 settimane per i pazienti che presentano ND e di 3 settimane per quelli che presentano una massa palpabile.
In conclusione, bisogna recarsi subito dal medico ai primi sintomi.
La prognosi è in gran parte determinata dallo stadio alla diagnosi; pertanto, qualsiasi ritardo nella presentazione e/o nella diagnosi può ridurre la sopravvivenza.
Il riconoscimento delle sottili caratteristiche cliniche della malattia precoce come il ND, potrebbe offrire una finestra di opportunità chirurgiche tali da migliorare la prognosi di un’eventuale neoplasia maligna mammaria.
Una maggiore consapevolezza del significato delle perdite fluide dal capezzolo come importante sintomo negli uomini deve essere quindi amplificata sia per i medici che per i pazienti.
COMMENTO
Il tumore al seno maschile può far parte di una predisposizione genetica dei geni BRCA1 e BRCA2 che incide però solo nel 5-10% dei casi.
Ma anche nell’uomo gli ormoni giocano un ruolo molto importante nello sviluppo e nella crescita del tumore al seno.
Disturbi a carico dei testicoli, terapie ormonali per curare un tumore alla prostata, OBESITA’ con aumento dei livelli di ESTROGENI, ABISO di ALCOL e malattie del fegato, l’aumento dell’esposizione a XENOESTROGENI, che letteralmente significa “ESTROGENI STRANIERI”, ha di conseguenza influito sul tumore al seno maschile.
Gli xenostrogeni sintetici sono utilizzati nei composti industriali quali PCB, BPA e ftalati e da hanno effetti extrogenici su ogni organismo vivente.
Inoltre sono presenti in alcune piante e spesso nei cibi in particolare in carni di animali da allevamento. Gli xenoestrogeni vengono anche chiamati “ormoni ambientali” o EDC (ENDOCRINE DISRUTING COMPOUNDS) composti che interferiscono con il nostro sistema endocrino.
Ci sono studi che supportano l’opinione che gli estrogeni ambientali influiscono anche sulla sfera riproduttiva maschile.
Un invito quindi a scegliere: cibo, bevande, farmaci, plastiche ecc..
Una scelta consapevole è alla base della nostra salute.
Un recente studio pubblicato su PEDIATRISS suggerisce che l’esposizione in utero agli ANTIDEPRESSIVI potrebbe danneggiare il NEUROSVILUPPO del bambino anche se i risultati non consentono ancora di trarre conclusioni solide in questo senso.
Questi dati si aggiungono alla letteratura emergente che rivela un’associazione tra esiti accademici negativi nella prima infanzia e difficoltà nel linguaggio dei bambini le cui madri avevano un’indicazione clinica per disturbi di ansia o dell’umore nella gravidanza e sono state trattate con antidepressivi come affermato da DEEP SINGAL dell’UNIVERSITA’ di MANITOBA autore di uno studio che ha preso in esame più di 3000 bambini. In base allo studio, ogni 19 donne che hanno assunto antidepressivi, un bambino si trovava a rischio di vulnerabilità sul neurosviluppo.
Va considerato che le donne in gravidanza se depresse, hanno minori probabilità di ricercare un’assistenza appropriata, potrebbero non mangiare in modo consono o dormire a sufficienza e sono a maggior rischio di depressione post-parto. E’ dunque necessario pesare rischio/beneficio circa l’uso degli antidepressivi. a questo riguardo è necessario caldeggiare un approccio non farmacologico ai disturbi d’ansia, valutando con attenzione insieme al proprio ginecologo la possibilità di assumere fitoterapici, farmaci omeopatici e soprattutto sfruttare quelle tecniche che hanno ormai ricevuto una validazione scientifica per ridurre i disturbi d’ansia:
MASSAGGI
RESPIRAZIONE GUIDATA
ESERCIZIO TERAPIA
SINDROME PREMESTRUALE
Adeguata alimentazione e utilizzo di integratori a base di erbe che ripristinano l’equilibrio intestinale per combattere la sindrome premestruale.
Agnocasto
Flavonoidi attivo sull’ipofisi regola la produzione di prolattina e la sovraproduzione di estrogeni con diminuzione del gonfiore addominale, tensione al seno e irritabilità. 80-100 mg 2 volte al giorno. Controindicato se si prende la pillola.
Soia
Isoflavoni genisteina daidzeina che si legano ai recettori degli estrogeni. 70 mg al giorno diminuiscono mal di testa, tensione mammaria, gonfiore e crampi.
Borragine Enotera
Contengono un olio ad alto contenuto di acido gamma linolenico con proprietà antiflogistiche.
Riducono gli spasmi muscolari e il dolore pelvico.
Dosaggio consigliato 500 mg per 2 volte al giorno. Attenzione al contemporaneo uso di anticoagulanti.
Lampone Gemmoderivato
Sembrerebbe funzionare sull’equilibrio dell’asse ormonale femminile agendo su ipofisi/ovaie.
50 gocce in poca acqua un paio di volte al giorno, lontano dai pasti.
In disturbi del ciclo mestruale femminile come ciclo doloroso, irregolarità, sindrome premestruale, irritabilità, l’associazione di oligoelementi come zinco e rame aiuta a rispristinare l’assetto ormonale.
Tratto da: I consigli del Dott. Avoledo
IL FAST FOOD PRE GRAVIDANZA E L’ASSUNZIONE DI FRUTTA SONO ASSOCIATI AL TEMPO DI OTTENIMENTO DI UNA GRAVIDANZA
Diversi fattori legati allo stile di vita come il fumo e l’obesità, un minor apporto di frutta e una maggiore assunzione di cibi industriali (fast food) nel periodo preconcezionale, sono stati costantemente associati ad un maggior tempo d’attesa per ottenere una gravidanza e ad una ridotta fertilità.
Cibi più salutari, modelli dietetici sono stati associati ad una migliore fertilità, ma questi studi si sono concentrati su donne già in cura per l’infertilità piuttosto che nella popolazione generale.
Uno studio basato su 5628 donne alla prima gravidanza è stato condotto per valutare i comportamenti alimentari in fase preconcezionale (un mese prima del concepimento).
Assunzioni più basse di frutta e assunzioni più elevate di fast food sono state associate a modesti aumenti di ottenimento di una gravidanza e ad infertilità. Mentre l’assunzione in pre gravidanza di verdure a foglia verde e pesce non era associata ad un tempo più lungo d’attesa e a infertilità.
Questi risultati sottolineano l’importanza di curare un’attenta alimentazione possibilmente qualche mese prima di quando si decide di intraprendere un concepimento e seguire una dieta preconcezionale corretta e variata per gli esiti di fecondità, per l’apporto di buoni nutrienti al feto e di un buon proseguimento della gravidanza.
Da: Hum. Repro. Volum 33, 6 giugno 2018
La Meditazione rappresenta la via maestra, per risvegliarci da quel sonno di automatismo e inconsapevolezza, mettendoci nella condizione di imparare a guardare dentro noi stessi liberi dagli innumerevoli filtri che si interpongono tra noi e la realtà, per vivere la nostra unicità ed essere nel momento, nel presente, nel “qui e ora”.
Però, dobbiamo essere consci che qualora si decidesse di intraprendere questa via, occorrerà munirci di costanza, pazienza, umiltà e tanto amore accettando, senza emettere giudizi, quella parte di noi che non ci piace, e che soprattutto, soffre. E’ in questo modo che si ha la reale possibilità di conoscere se stessi e iniziare un percorso di crescita interiore.
COS’E’ LA MEDITAZIONE
La meditazione è una pratica che porta ad uno stato di pace in cui il costante chiacchericcio della mente si acquieta e subentra una pace profonda: la mente è calma, lucida e silenziosa ma sempre e comunque vigile.
La meditazione è coscienza, la meditazione e consapevolezza. E’ collegarsi al presente e osservare scorrere tutto introno a noi, senza farci influenzare emotivamente. La meditazione, è un modo di essere, un modo di vivere, un modo di ascoltare, un modo di essere in armonia con le cose così come sono, senza giudizio.
E’ semplicemente ascoltare il Cuore e muoversi in sintonia con lui. Ed è, proprio grazie all’intelligenza del Cuore, che possiamo sentirci meglio e agire meglio: il Cuore, infatti, è l’organo di percezione dell’Anima, è un Centro che irradia Amore.
QUAL’E’ LO SCOPO DELLA MEDITAZIONE?
La meditazione non ha uno scopo. E’ fine a se stessa.
Tuttavia, da un punto di vista pratico, gli scopi della meditazione sono:
COME SI MEDITA?
Ci sono fondamentalmente, due diversi tipi di meditazione, c’è quello in cui concentri l’attenzione su qualcosa oppure la meditazione “mindfull” che è uno stato in cui si è pienamente presenti.
Nel primo tipo si pone l’attenzione ad una cosa specifica come al respiro, a una sensazione del corpo, a un’immagine o a un oggetto fuori di noi. L’obiettivo, in questo tipo di meditazione, è rimanere focalizzati su ciò che si è scelto al fine di calmare e stabilizzare la mente “pensante” così da dimenticare il nostro “Sé egoico”.
L’altro tipo, la meditazione “mindfull” consiste nel rimanere in ascolto senza reazioni. Si tratta di liberare la mente da preoccupazioni, pensieri organizzativi, timori. E’ un’attitudine che insegna a coltivare la consapevolezza, a vivere nel momento presente, ad ascoltare e amare il proprio corpo, a osservare i pensieri che passano attraverso la nostra mente, senza né rifuggirli né identificandosi con essi. E’ un metodo per sviluppare il “controllo” della mente nella sua totalità.
Questo tipo di meditazione la si può raggiungere anche facendo attività creative, come dipingendo, suonando oppure muovendosi, come ad esempio nella pratica dello yoga o nello sport, camminando, correndo o mentre si mangia: applicando lo Psico- Bio- Galateo.
I BENEFICI DELLA MEDITAZIONE
La parola Meditare deriva dal latino “mederi” che significa curare. Ciò ci fa capire come nell’antichità la meditazione coincidesse con un’azione curativa che poteva riguardare sia il corpo che l’anima. Oggi la scienza, i neuroscienziati, i medici hanno dimostrato che quando godiamo di un buono stato mentale anche le cellule del nostro corpo sono più contente, sono in salute. Ma quando la nostra mente si trova in uno stato mentale negativo anche le nostre cellule soffrono e possono diventare maligne.
Quindi la nostra salute mentale ha parecchio a che fare con il nostro stato mentale e con il nostro modo di essere.
Il nostro stile di vita influenza reazioni chimiche che attivano o disattivano parti del nostro genoma.
Noi “siamo gli artefici di ciò che ci accade”, ce lo dice e lo dimostra Bruce Lipton, autorità mondiale dei legami tra scienza e comportamento e padre dell’epigenetica.
COSA DICE LA SCIENZA SULLA MEDITAZIONE?
La scienza, dunque, ha dimostrato che meditare ha effetti strutturali sul cervello e effetti benefici sulla salute psico-fisica oltre ad essere una porta verso le nostre radici: la nostra vera essenza.
Ecco un elenco dei tanti vantaggi della meditazione secondo la scienza:
Ho riportato questo articolo sulla MEDITAZIONE scritto dalla Dott.sa Valeria Guerra psicologa e psicoterapeuta del TEAM SCIENTIFICO di AGEMONY.
Ritengo la MEDITAZIONE una pratica estremamente utile per la gestione dello stress in grado di ricollegare in un tutt’uno MENTE e CORPO richiamandoci ad una dimensione altamente spirituale attraverso la quale ciascuno di noi può proiettarsi e vivere profondamente la propria esperienza mistica riconciliandosi con la parte primaria dell’ENERGIA che per me si chiama Dio ma che può essere vissuta secondo il proprio CREDO.
Gli autori della revisione sistematica hanno analizzato i dati di 3 studi: il Nurses’ Health Study (NHS, 1980-2012), NHS II (1991-2013), Health Professionals’ Follow-Up Study (HPFS, 1986-2012).
I partecipanti includevano 83.349 donne del NHS, 90.214 donne del NHS II e 42.055 uomini di HPFS che erano liberi da malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e cancro al basale.
Inoltre 32 anni di follow-up (> 5,54 milioni di anni-persona), sono stati identificati 14.806 partecipanti con malattia cardiovascolare incidente nelle tre coorti (infarto miocardico non fatale, cardiopatia coronarica fatale e ictus).
I partecipanti con più alto consumo di uova avevano un indice di massa corporea più elevato, avevano meno possibilità di essere trattati con statine e consumavano più carni rosse.
La maggior parte delle persone consumava tra una e meno di cinque uova a settimana.
Nell’analisi raggruppata multivariata, il consumo di un uovo al giorno non era associato al rischio di malattia cardiovascolare incidente dopo aggiustamento per stile di vita aggiornato e fattori dietetici associati all’assunzione di uova.
Nella meta-analisi aggiornata degli studi di coorte prospettici (33 fattori di rischio, 1.720.108 partecipanti, 139.135 eventi di malattie cardiovascolari), un aumento di un uovo al giorno non era associato al rischio di malattie cardiovascolari (risultati simili per malattia cardiaca e cerebrovascolare).
In analisi stratificate per posizione geografica, non è stata trovata alcuna associazione tra consumo di uova e rischio di malattie cardiovascolari tra le coorti statunitensi o le coorti europee, ma è stata osservata un’associazione inversa nelle coorti asiatiche.
Autori: Jean-Philippe Drouin-Chartier, Siyu Chen, Yanping Li at Al
Fonte: BMJ, 368, m513 2020 Mar 4
DOI: 10.1136/bmj.m513
Link della fonte:
https://www.bmj.com/content/368/bmj.m513.long
Tratto dal testo: GUIDA ALLA MEDICINA FUNZIONALE
MASSIMO SPATTINI
ENRICO BEVACQUA
La cosa principale è sicuramente eliminare i fattori di rischio:
Per le persone predisposte e con famigliarità per tumore al seno è opportuno non superare due bicchieri di vino alla settimana. L’alcol per il suo metabolismo impegna il citocromo P450 che è pertanto meno disponibile per l’eliminazione degli estrogeni attraverso il fegato determinandone pertanto un accumulo.
Per migliorare l’eliminazione epatica degli estrogeni è utile PERDERE PESO, fare esercizio fisico, aumentare il consumo di frutta e verdura, di omega3, evitare i pesticidi e la plastica che contiene folati e bisfenolo classificati come xenoestrogeni che presentando un’affinità per i recettori estrogenici, esercitano nell’organismo un’azione estrogenica.
Mantenere un fegato sano diventa una strategia fondamentale per convogliare adeguatamente l’eliminazione estrogenica.
La metilazione degli estrogeni avviene attraverso la presenza di cofattori essenziali quali magnesio e vitamine del gruppo B.
Per facilitare la fase 2 di detossificazione epatica è importante il consumo di vari vegetali come le crucifere e per la completa eliminazione estrogenica un ruolo fondamentale è giocato dal microbiota intestinale. Prebiotici e probiotici potenziati, dal consumo di fibre, per esempio semi di lino, convogliano gli estrogeni verso l’esterno attraverso le feci.
Ruolo fondamentale per il miglioramento della funzione ormonale e per la diminuzione del rischio di problematiche estrogeno dipendenti, è interpretato dalla dieta.
Importante bilanciare carboidrati e proteine favorendo il consumo di cibi biologici in particolare carne, latte e latticini i cui acidi grassi possono aumentare le infiammazioni e di conseguenza il rischio carcinogenetico. Ridurre drasticamente il consumo di zuccheri per limitare la crescita di lieviti e diminuire l’insulinoresistenza che è considerata un marker di aumentato rischio di cancro al seno.
Lo stress che aumenta la produzione di cortisolo è legato ad una minore sopravvivenza nelle donne affette da cancro al seno mentre l’attività fisica che è anche un modulatore dello stress, abbassa i livelli ormonali degli estrogeni endogeni ed aumenta la funzione del sistema immunitario.
INTEGRATORI UTILI:
Agnocasto e dioscorea villosa per la loro azione progestinica che può contrastare l’eccesso di estrogeni.
Curcumina per il suo effetto antinfiammatorio, antibatterico ed epatoprotettivo.
Silimarina e desmodio per facilitare la funzione epatica.
Isoflavoni di soya, KUDZU e trifoglio rosso che possono agire come interferenti sui siti recettoriali degli estrogeni.
Vitamina del gruppo B e acido folico per migliorare i processi di metilazione epatica.
Aminoacidi per chi assume poche proteine con la dieta.
Vitamina C per il suo effetto inibitorio sulla crescita delle cellule tumorali.
Vitamina D che ha azione immunomodulante, migliora l’insulinoresistenza e riduce l’infiammazione.
Melatonina che riduce gli estrogeni circolanti.
Integratori antiossidante che possono prevenire il danno ossidativo del DNA, ma è soprattutto riducendo le sorgenti endogene ed esogene di stress ossidativo che si può far una migliore prevenzione.