Author Archive ginecologabeccaria

Orchidee, non solo belle, ma anche terapeutiche

Le orchidee (famiglia Orchidaceae) rappresentano il gruppo di piante da fiore più ampio e diversificato. Originarie delle zone tropicali e subtropicali di Asia, America centrale e America del Sud, per la loro bellezza, per la diffusione cosmopolita, e per l’elevata capacità di adattamento alla quasi totalità degli habitat, con l’eccezione delle aree desertiche e delle zone glaciali, la coltivazione delle orchidee a livello commerciale è in grande espansione nel mondo, e sta generando occupazione nei Paesi in via di sviluppo.
Nel 2020 il mercato globale delle orchidee è stato valutato pari a 5.152,1 milioni di dollari americani, e dovrebbe raggiungere i 7.051,3 milioni entro il 2027 con un tasso medio annuo di crescita (CAGR, Compound Annual Growth Rate) del 4,6% (https://www.alltheresearch.com/report/735/orchid-market).

La bellezza del fiore
Tanto da meritarsi l’appellativo de “Il fiore degli dei” (Berliocchi, 1966), le orchidee sono piante affascinanti per le loro infiorescenze lussureggianti, sensuali e misteriose. L’epoca in cui hanno avuto origine è controversa, ma è stato suggerito che sia 80-40 milioni di anni fa (Mya), dal tardo Cretaceo al tardo Eocene (Dressler, 1993).
I metodi di coltivazione tradizionale e, recentemente gli approcci biotecnologici hanno contribuito allo sviluppo di nuove varietà commercializzate come fiori recisi e piante propagate artificialmente caratterizzate da molteplicità di forme accattivanti e colori di straordinaria bellezza.
Se ne conoscono circa 30,000-35,000 specie [The Plant List, http://www.theplantlist.org/ (2019)], il 73% delle quali sono epifite (i due terzi della flora epifita del mondo), mentre circa il 25% sono terrestri (Atwood, 1986; Hsu et al. 2011; Vendrame e Khoddamzadeh, 2017).
Come con tutti gli altri organismi viventi, le orchidee odierne si sono evolute da forme ancestrali come risultato della pressione selettiva e dell’adattamento. La ricchezza di forme e colori dipende dalla diversità di strategie riproduttive ed ecologiche specializzate tra le quali un posto di primo piano è rivestito da interazioni specifiche tra fiori di orchidea e insetti impollinatori (Cozzolino & Widmer, 2005), da meccanismi di deriva genetica e selezione naturale (Tremblay et al. 2005), da interazioni obbligate tra piante di orchidea e micorrizze (Otero & Flanagan, 2006) e da epifitismo (Gravendeel, 2004).
Poco conosciute sono invece le specie spontanee, come quelle che vivono in Europa e nel bacino mediterraneo, tutte geofite, cioè con organi sotterranei che ogni anno emettono la parte aerea che produce i fiori. Tra le nostre orchidee proprio il genere Orchis ha dato il nome all’intera famiglia, per la forma dei due bulbi che ricordano due testicoli (appunto orchis in greco). Assai più piccole delle orchidee esotiche coltivate, mostrano una altrettanto elevata complessità di forme e colori che impreziosisce il patrimonio naturalistico del territorio che le ospita.
In Italia ne sono state identificate circa 200 tra specie e sottospecie, distribuite dalle Alpi alle isole, con un’alternanza di fioriture da gennaio a ottobre a seconda delle specie e dell’habitat (G.I.R.O.S., Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee, 2009-2016).

Non solo ornamentali
Generalmente conosciute per i bellissimi e delicati fiori, le orchidee sono meno note per l’uso in medicina che di fatto, sta acquisendo importanza solo ai giorni nostri. I generi chiave delle orchidee medicinali sono Ephemerantha, Eria, Galeola, Cymbidium, Cypripedium, Nevilia, Thunia, Bletilla e Anoctochilus (Szlachetko, 2001), e diverse nuove varietà ottenute con le moderne tecniche di coltivazione (Gutiérrez, 2010; Pant, 2013).
Le prime prove documentate sugli usi medicinali delle orchidee e sui loro effetti benefici sulla salute risalgono a 3000-4000 anni fa in opere letterarie giapponesi e cinesi (Reinikka, 1995; Bulpitt, 2005).
Ampiamente utilizzate nella medicina tradizionale cinese, specie come Dendrobium macrae, Orchis latifolia ed Eulophia campestris, e diverse altre, erano anche usate in Ayurveda nel sistema tradizionale indiano, ma molte altre specie erano note per le loro proprietà benefiche anche in Europa, Africa, America e Australia (Hossain, 2011; De et al., 2015). La medicina tradizionale cinese ha suggerito l’uso di routine di Bletilla striata, di diverse specie di Dendrobium e di Gastrodia elata componenti di preparazioni note rispettivamente con il nome di “Bai-Ji”, “Shi-Hu” e “Tian-Ma” per curare varie malattie.
In particolare, D. nobile era usato per le malattie renali, polmonari e dello stomaco, per la febbre, la bocca secca, il gonfiore, l’iperglicemia, la gastrite atrofica e il diabete. I tuberi di B. striata erano ampiamente utilizzati per la cura della tubercolosi, oltre che per la cura di gastriti e ulcere duodenali o sanguinamenti e pelle screpolata di piedi e mani. G. elata si dimostrava efficace per trattare mal di testa, vertigini, intorpidimento e crampi degli arti, emiplegia, epilessia, spasmi, emicrania, reumatismi, vertigini, nevralgie, paralisi facciale, disfrasia, convulsioni infantili, lombalgia, febbre, ipertensione e altri disturbi nervosi. Altri usi in Cina, Mongolia e Giappone comprendono purificazione del sangue, trattamento di pus, foruncoli, ascessi, gonfiori maligni, ulcere, e cancro al seno (Chen et al., 1994; Hossain, 2011).
Inoltre, la letteratura ayurvedica riporta l’uso di Habenaria intermedia, Malaxis muscifrea, Habenaria edgeworthi e Malaxis acuminata nella formulazione ayurvedica “Chyavanaprasha”, una gelatina che contiene un’alta percentuale di vitamina C, molti acidi grassi essenziali e diversi composti bioattivi (Singh e Duggal, 2009). Le proprietà medicinali delle orchidee sono infatti attribuite alla presenza di diversi metaboliti secondari dipendenti dalle specie e dalla provenienza geografica. In diverse orchidee medicinali ne sono stati identificati circa 300 tra cui più di 100 alcaloidi, flavonoidi, terpenoidi, chinoni, fenantreni, lignani e derivati dell’acido malico, succinico, tartarico e citrico (Gutierrez, 2010).
Gli effetti benefici di questi composti sulla salute umana comprendono attività antinfiammatorie, neuroprotettive, antimicrobiche, antitumorali, ipoglicemizzanti, antireumatiche e cicatrizzanti (Gutierrez, 2010; De et al. 2015; Aswandi & Kholibrina 2021). La validazione degli effetti è stata effettuata in molti casi mediante l’uso di saggi su cellule in vitro ed esperimenti su animali, generalmente topi (Kuo et al., 2009; Gutierrez et al., 2011). Ad esempio in uno studio preclinico Khouri e collaboratori (2006) hanno indicato l’efficacia dell’estratto vegetale di Orchis anatolica sulla fertilità nei topi maschi. In un altro studio è stato riportato come i componenti dell’estratto di Scaphyglottis livida, abbiano avuto un effetto rilassante sulle contrazioni cardiache nei topi (Saleem, 2007) e di come terpenoidi, saponine, alcaloidi e altre sostanze bioattive caratterizzanti l’estratto di un’orchidea terrestre, Eulophia epidendrum, abbiano dimostrato significative proprietà antinfettive e cicatrizzanti nei ratti (Maridass et al., 2008; Maridass, 2011). Inoltre diversi esperimenti condotti ancora su topi o diversi tipi di cellule di topo in vitro mostrano come i costituenti bioattivi di varie specie di Dendrobium esercitino funzioni epatoprotettive e immunomodulatorie (Ng et al., 2012). G. elata e i suoi principi attivi gastrodina, gastrodioside, vanillina, â-sitosterolo, alcol vanillilico e alcol ñ-idrossibenzilico sono stati inoltre ampiamente utilizzati nei ratti per il trattamento di reumatismi, disturbi cerebrali, malattie infiammatorie e mal di testa (Liu et al., 2002; Lee et al., 2006).
Recentemente un numero crescente di composti bioattivi, per lo più fenoli e flavonoidi, è stato isolato da diverse specie di orchidee e ne è stata analizzata la capacità di inibizione in vitro della proliferazione di linee tumorali del cancro della cervice uterina, di tumore al polmone e tumore al cervello. I risultati di questi esperimenti hanno indotto gli autori a suggerire una decina di specie di orchidee, in particolare D. longicornu, D. transparens, Rhyncostylish retusa e Vanda cristata come fonte potenziale di nuovi farmaci per il trattamento di forme aggressive di tumore (Pant et al., 2021).

 

Articolo tratto da: farmacista33 del 17 maggio 2022

Arditti J. Fundamentals of orchid biology. New York: John Wiley & Sons; (1992).
Aswandi, A., & Kholibrina, C. R. Ethnomedicinal properties of Orchidaceae by local communities in Lake Toba region, North Sumatra, Indonesia. In IOP Conference Series: Earth and Environmental Science (Vol. 914, No. 1, p. 012056). IOP Publishing. (2021).
Atwood, J. T. The size of the Orchidaceae and the systematic distribution of epiphytic orchids.
Selbyana, 171-186. (1986).
Berliocchi L. Il fiore degli dei. L’orchidea dal mito alla storia. Ed. Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, Roma, (1966).
Bulpitt, C.. The uses and misuses of orchids in medicine. QJM. 98, 625-631. (2005).
Chen, et al.
Antiplatelet aggregation principles of Dendrobium loddigesii. J. Nat. Prod. 57, 1271-1274. (1994).
Cozzolino S, Widmer A: Orchid diversity: an evolutionary consequence of deception? Trends Ecol Evol, 20:487-494. (2005).
De et al. Medicinal and Aromatic Orchids. In Commercial Orchids (pp. 243-249).
De Gruyter Open Poland. (2015).
Dressler RL: Phylogeny and Classification of the Orchid Family Portland: Dioscorides Press; (1993).
GIROS, Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee. Orchidee d’Italia Guida alle orchidee spontanee. Seconda edizione. Ed. Il Castello, Cornaredo (MI) (2009-2016).
Gravendeel et al.
Epiphytism and pollinator specialization: drivers for orchid diversity? Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci, 359:1523-1535. (2004).
Gutiérrez RMP. Orchids: A review of uses in traditional medicine, its phytochemistry and pharmacology J. Med. Plants Res. 4(8) 592-638 (2010).
Khouri et al. Effects of orchids (Orchis anatolica) on reproductive function and fertility in adult male mice. Reprod. Med. Biol. 5, 269-276. (2006).
Kuo et al. Apoptosis signal-regulating kinase 1 mediates denbinobin-induced apoptosis in human lungadenocarcinoma cells. J. Biomed. Sci. 16, 43. (2009).
Lee et al. The anti-inflammatory action of phenolic compounds from Gastrodia elata root. Arch. Pharm. Res. 29 (10), 849-858. (2006).
Liu et al. Determination of gastrodin, ñ-hydroxy benzyl alcohol, vanillyl alcohol, ñ-hydroxy benzaldehyde, and vanillin in tall gastrodia tuber by high-performance liquid chromatography. Chromatographia. 55, 317-320. (2002).
Maridass, M. Anti diarrhoeal activity of rare orchid Eulophia epidendraea (Retz.) Fisher. Nature Pharmaceut Technol, 1, 5-10. (2011).
Maridass et al. Tissue-regenerative responses on tuber extracts of Eulophia epidendraea (retz.) Fischer in wistar rat. Pharmacology Online, 3, 631-636. (2008).
Otero JT, Flanagan NS: Orchid diversity-beyond deception. Trends Ecol Evol, 21:64-65. (2006)
Pant B. Medicinal orchids and their uses: Tissue culture a potential alternative for conservation African J. Plant Sci. 7(10) 448-67 (2013).
Pant, et al. Orchids as potential sources of anticancer agents: Our experience. Annapurna Journal of Health Sciences, 1(1), 42-51. (2021).
Reinikka, M.A.. A history of the Orchid. Portland Timber Press. (1995).
Saleem, U. Investigating the medicinal properties of orchids. Columbia Sci. Rev. 4, 22-23. (2007).
Singh, A., Duggal, S. Medicinal Orchids: An Overview. Ethnobotanical Leaflets. 13, 351-363. (2009).
Szlachetko, DL. Genera et species Orchidalium. 1. Polish Bot. J. 46, 11-26. (2001).
Tremblay et al. Variation in sexual reproduction in orchids and its evolutionary consequences: a spasmodic journey to diversification.
Biol J Linn Soc 84:1-54. (2005).

Patrizia Bogani
Dipartimento di Biologia

 

I BENEFICI DELL’ATTIVITÀ FISICA NEL POST-PARTUM

  • Vari studi hanno dimostrato che i benefici dell’attività fisica non si limitano alla gravidanza, durante la quale determinano una ridotta incidenza di diabete gestazionale e una minore necessità di ricorso al taglio cesareo, ma si estendono anche al post-partum, con una riduzione del tempo di recupero del peso pre-gravidico e del rischio di sviluppare disturbi depressivi (1).
  • Le donne che intraprendono una gravidanza già abituate a uno stile di vita sano (comprendente esercizio, buono stato nutrizionale, no fumo), dovrebbero essere incoraggiate a mantenere queste abitudini per tutta la durata della gestazione, così come dopo il parto (1).
    • Le donne già impegnate in attività aerobica di elevata intensità o comunque fisicamente attive anche prima della gravidanza possono continuare tali attività durante la gravidanza, modulandone l’intensità, e riprenderla gradualmente dopo il parto.
  • Allo stesso modo, quelle donne che ancora non seguono uno stile di vita sano dovrebbero essere incoraggiate a sfruttare la gravidanza e il post-partum come un’opportunità per migliorare le proprie abitudini (1).
    • Le donne che non praticano abitualmente attività fisica possono iniziare a farlo durante la gravidanza e proseguire dopo il parto, con il supporto di personale qualificato.
  • Ginecologi e ostetriche dovrebbero quindi stimolare le loro pazienti a continuare o iniziare una regolare attività fisica durante la gravidanza e a proseguirla dopo il parto, per sfruttarne gli effetti benefici (1).

Benefici dell’attività fisica dopo il parto (2):

  • benefici cardiorespiratori
  • riduzione della fatigue
  • migliorata qualità del sonno
  • ridotto rischio di depressione
  • recupero del peso pre-gravidico
  • migliore sensazione di benessere
  • miglioramento della qualità di vita
  • In particolare, una regolare attività fisica dopo il parto può aiutare nel recupero del peso pre-gravidico (3):
    • Circa il 25% delle donne che partoriscono mantengono >4 Kg del peso acquisito in gravidanza a 1 anno dal parto (2).
    • Interventi strutturati comprendenti dieta ed esercizio fisico (con monitoraggio della frequenza cardiaca) si sono dimostrati in grado di favorire il calo ponderale dopo il parto e il recupero del peso pre-gravidanza (2).
  • Un altro effetto positivo dell’attività fisica nel post-partum riguarda il contrasto dei sintomi depressivi (4):
    • Circa il 10% delle donne sviluppa depressione dopo il parto, con quasi il 25% ancora in trattamento dopo 1 anno.
    • La pratica di esercizio fisico regolare si è dimostrata in grado di ridurre i sintomi depressivi nelle donne con depressione post-partum.

Ostacoli e facilitatori alla pratica dell’attività fisica nel periodo post-partum

  • Vari studi hanno preso in considerazione i fattori che ostacolano la pratica di una regolare attività fisica nel post-partum: rispetto a quanto osservato durate la gravidanza, le barriere alla pratica dell’attività fisica sono meno legate allo stato di salute o alle capacità funzionali, per dipendere maggiormente dalla mancanza di tempo (5).

Ostacoli alla pratica dell’attività fisica nel post-partum (5)

  • malessere fisico
  • doveri parentali
  • eccesso di stanchezza
  • mancanza di tempo
  • incapacità di dare la priorità alla salute rispetto ad altre responsabilità
  • mancanza di supporto da parte del partner
  • isolamento sociale
  • responsabilità familiari
  • fattori finanziari
  • scarsa sicurezza nelle vicinanze
  • tempo atmosferico avverso

Fattori facilitanti l’attività fisica nel post-partum (5)

  • consapevolezza dei benefici dell’esercizio fisico
  • volontà di perdere peso
  • supporto sociale
  • ritorno al lavoro

Esercizio e allattamento

  • È stato dimostrato che durante l’allattamento, un’attività aerobica regolare migliora il livello di fitness cardiovascolare della donna senza compromettere la produzione e la composizione del latte e senza influenzare la crescita del bambino (6).

 

Articolo tratto dal sito: med.chiccoaccantoavoi.it

Bibliografia
1. Physical Activity and Exercise During Pregnancy and the Postpartum Period: ACOG Committee Opinion, Number 804. Obstet Gynecol. 2020 Apr;135(4):e178-e188.
2. Campos MDSB, Buglia S, Colombo CSSS, Buchler RDD, Brito ASX, Mizzaci CC, Feitosa RHF, Leite DB, Hossri CAC, Albuquerque LCA, Freitas OGA, Grossman GB, Mastrocola LE. Position Statement on Exercise During Pregnancy and the Post-Partum Period – 2021.
Arq Bras Cardiol. 2021 Jul;117(1):160-180
3. Minig L, Trimble EL, Sarsotti C, Sebastiani MM, Spong CY.
Building the evidence base for postoperative and postpartum advice. Obstet Gynecol 2009;114:892–900.
4. Lee R, Thain S, Tan LK, Teo T, Tan KH; IPRAMHO Exercise in Pregnancy Committee. Asia-Pacific consensus on physical activity and exercise in pregnancy and the postpartum period. BMJ Open Sport Exerc Med. 2021 May 17;7(2):e000967. 5. Evenson KR, Mottola MF, Owe KM, Rousham EK, Brown WJ. Summary of international guidelines for physical activity after pregnancy. Obstet Gynecol Surv. 2014 Jul;69(7):407-14.
6. Cary GB, Quinn TJ. Exercise and lactation: are they compatible? Can J Appl Physiol 2001;26:55–75.

 

RENDERE REVERSIBILE L’OSTEOPOROSI? SI PUO’!

Oggi sappiamo che la metà di tutte le donne avrà l’osteoporosi entro i 60 anni. Una donna su cinque avrà una frattura dell’anca nella sua vita e il 50% di loro non camminerà mai più bene. Gli uomini non sono immuni a questo problema. Il 30% dell’osteoporosi si verifica nei maschi e il 50% degli uomini che soffrono di fratture dell’anca morirà entro un anno.

Sono dati drammatici.

 

Una nuova malattia?

L’osteoporosi che ora è così diffusa, un secolo fa era praticamente sconosciuta. È stata una rarità fino all’inizio del ‘900. Che cosa può essere successo? I nostri geni sono cambiati in cento anni?

La risposta è certamente no! I nostri geni richiedono migliaia di anni per cambiare e allora l’unico vero cambiamento cui abbiamo assistito è stato quello del nostro ambiente. La nostra dieta e il nostro stile di vita sono molto diversi rispetto a cento anni fa e questo ha causato un’epidemia di osteoporosi. Allora, cosa facciamo? Come possiamo invertire questo processo?

 

La Medicina e la Nutrizione Funzionale si occupano anche di questo e allora vogliamo farvi capire, con regole semplici, come tutto questo sia possibile. Basta un po’ di buona volontà.

 

Cominciamo con l’evitare tutto quello che è frizzante!

Le bevande gassate come bibite analcoliche, spumanti, champagne e acqua frizzante portano via il calcio dalle ossa. Uno studio dell’Università di Harvard su donne di età tra i 16 e i 20 anni ha evidenziato come la metà di loro stava già mostrando una perdita ossea a causa dell’eccesso di assunzione di bevande analcoliche gassate. Le bevande gassate hanno, in genere, un eccesso di fosfati, e questo provoca ancora più perdita di calcio.

 

Assumiamo solo la quantità giusta di proteine con la dieta!

L’eccesso di proteine alimentari aumenta l’acidità dell’organismo, che a sua volta provoca l’aumento di perdita di calcio con le urine. La maggior parte delle persone ha un fabbisogno di alimenti che contengono proteine in quantità da 50 a 100 grammi, tre volte al giorno. La dieta media americana, alla quale ci stiamo adeguando, moltiplica due o tre volte questi valori.

 

Salvaguardiamo l’acidità dello stomaco!

Molte persone utilizzano farmaci che bloccano l’acido, come pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo, omeprazolo, rabeprazolo o cimetidina, ranitidina, famotidina e altri per problemi come bruciore di stomaco, reflusso ed ernia iatale, ma anche come gastroprotettori in caso di utilizzo di altri farmaci potenzialmente gastro lesivi. L’acido dello stomaco è indispensabile per l’assorbimento di minerali come calcio, ferro, magnesio e zinco. Bloccare

l ‘acido dello stomaco aumenta pertanto significativamente il rischio di osteoporosi.

Questi farmaci dovrebbero essere usati al massimo per sei-otto settimane alla volta e non per terapie che durano anni! In effetti, la maggior parte dei sintomi di bruciore di stomaco non sono dovuti all’eccesso di acido gastrico. Due terzi dei pazienti che assumono anti secretori hanno troppo poco acido gastrico, non troppo!

 

Moderiamo l’uso di bevande contenenti caffeina!

Ogni tazza di caffè che beviamo ci fa perdere 150 mg di calcio nelle urine. Anche il caffè decaffeinato chimicamente non è la risposta, perché contiene sostanze chimiche dannose che interferiscono con il processo di disintossicazione. Naturalmente i tè decaffeinati sono un’opzione migliore, ma se proprio dovete bere caffè caffeinato, aumentate almeno l’assunzione di calcio di 150 mg per ogni tazza che bevete.

 

Assumere il giusto tipo di calcio!

I prodotti a base di carbonato di calcio sono una delle peggiori fonti di calcio. Il carbonato di calcio è una forma scarsamente assorbita di calcio, molto efficace, invece, a diminuire ulteriormente l’acidità dello stomaco. Il citrato di calcio e l’idrossiapatite di calcio sono le migliori forme di calcio da assumere. Devono essere assunte a stomaco vuoto per un miglior assorbimento e solo 500 mg alla volta (questo è tutto ciò che il nostro organismo può assorbire contemporaneamente). Una dose totale da 1000 a 1200 mg al giorno è adeguata nella maggior parte delle donne in menopausa.

 

Prendere un po’ di sole!

Anche la carenza di vitamina D è epidemica nella nostra società. La vitamina D è responsabile dell’assorbimento del calcio e, assieme alla vitamina K2, del suo depositarsi nelle ossa. È anche importante per la sua capacità di controllare lo stato di infiammazione dell’organismo, la modulazione del sistema immunitario, la depressione e i disturbi autoimmuni. È prodotta nella pelle quando uscite al sole. Più siete lontani dall’equatore, meno vitamina D producete nella vostra pelle. La maggior parte degli integratori contiene da 400 a 800 UI, il che è assolutamente inadeguato per la maggior parte delle persone alle latitudini settentrionali.

Poiché il cancro della pelle è diventata una grossa preoccupazione, la maggior parte delle persone usa la protezione solare quando escono al sole. La protezione solare blocca oltre il 90% della produzione di vitamina D. Ma invece di mettervi a rischio di cancro della pelle, la soluzione migliore è assumere integratori. I livelli di vitamina D possono essere misurati con una ricetta del vostro medico e gli integratori possono essere titolati di conseguenza.

 

Tenere gli ormoni sotto controllo!

Il declino ormonale è una delle ragioni più comuni per la perdita ossea dopo la menopausa nelle donne. L’andropausa, l’equivalente maschile della menopausa, causa anche negli uomini una perdita ossea. Livelli adeguati di estrogeni, progesterone e testosterone sono importanti per il mantenimento delle ossa.

Livelli in eccesso di cortisolo, insulina e ormone paratiroideo possono anch’essi causare perdita ossea. La maggior parte dei medici non controlla mai questi livelli. Un elevato livello di calcio nel siero è un indizio che l’ormone paratiroideo potrebbe essere in eccesso. Gli zuccheri raffinati in eccesso e gli amidi nella dieta causano elevati livelli di insulina. L’eccesso di stress causa elevati livelli di cortisolo.

 

Cambiare la nostra alimentazione!

L’eccesso di zuccheri raffinati e di amidi risulta in un aumento di livelli di insulina e questo risulta in un aumento dell’osteoporosi. La dieta ideale è quella chiamata dieta a “basso indice glicemico”. L’indice glicemico è una misura della velocità con cui gli amidi si trasformano in zucchero nel nostro sangue. Gli alimenti a basso indice glicemico non provocano un rapido aumento dei livelli di zucchero nel sangue e di conseguenza di insulina e includono proteine magre, legumi, verdure e grassi buoni (noci, olive, olio d’oliva, pesce, oli di pesce, avocado). Aumentare l’assunzione di fibre è un modo semplice per abbassare i livelli di zucchero e insulina. La fibra assunta poco prima dei pasti aiuta a rallentare l’assorbimento di zuccheri e grassi e può aiutare ad abbassare i livelli di colesterolo e zucchero nel sangue, tanto quanto i farmaci.

 

Ridurre lo stress

Lo stress aumenta i livelli di cortisolo. Se i livelli di cortisolo sono alti per lunghi periodi di tempo può causare perdita ossea. Il cortisolo antagonizza l’insulina e porta alla resistenza all’insulina, alla fine aumentando la glicemia e causando la perdita di calcio nelle urine. Basta l’equivalente di 25 cucchiaini di zucchero per causare la perdita di calcio nelle urine.

La riduzione dello stress può includere attività specifiche volte a invocare la “risposta di rilassamento” come yoga, tai-chi, meditazione, massaggio e preghiera. Può anche includere dormire di più, fare una vacanza, iniziare una psicoterapia per difendersi dalle relazioni interpersonali tossiche e fare uno sforzo per non “bruciare la candela ad entrambe le estremità”.

 

 

 

Esercitarsi di più

Quando i muscoli spingono contro le ossa durante l’esercizio fisico, stimolano le ossa e dicono loro che sono necessarie. Qualsiasi esercizio in cui il corpo debba sostenere il suo peso come camminare, fare escursioni, salire le scale e fare sollevamento pesi può aumentare la densità ossea. Anche solo 15-30 minuti al giorno possono essere utili. Anche il sollevamento pesi non ha bisogno di essere fatto con pesi pesanti, ma bastano un minimo di0,5-2 chili di pesi ai polsi o alle caviglie, o piccoli manubri da tenere in mano. Oppure potete usare il vostro peso corporeo e lasciare che la gravità faccia il lavoro. Esercizi a pavimento come sollevamenti delle gambe e sit up, funzioneranno bene. Esercizi come il nuoto e il ciclismo, anche se ottimi per la forza muscolare e la forma fisica non sono portanti di peso e quindi non sono i più benefici per le vostre ossa.

Articolo tratto da: www.medicinafunzionale.org

 

Scritto da: Alfredo Saggioro, M.D. e Chiara Saggioro. Ph.D.

 

MICROBIOTA VAGINALE E HPV

Il microbiota vaginale sembra essere un parametro preventivo nei confronti della progressione delle infezioni da HPV verso il cancro. La caratteristica del microbiota vaginale a differenza di quello intestinale è la scarsa biodiversità.

le donne portatrici di lesioni a basso grado associate a presenza di HPV hanno statisticamente una biodiversità del microbiota vaginale maggiore.

In assenza di infezione da HPV il LACTOBACILLUS CRISPATUS è predominante. Inoltre tra tutte le combinazioni la presenza di LACTOBACILLUS INERS e/o Gardnerella vaginalis aumenta il rischio di infezioni e la persistenza di HPV nonché la progressione della lesione.

Questa particolare composizione del microbiota vaginale sembra aumentare di 6 volte il rischio di displasia di cervicale rispetto alle donne con dominanza di L. CRISPATUS.

La presenza di Gardnerella crea un biofilm che protegge dalle terapie antibiotiche, inoltre riduce i lactobacilli con una conseguente minore efficacia della risposta immunitaria.

inoltre è l’HPV stesso che contribuisce ad alimentare un sistema proinfiammatorio e ad aumentare la biodiversità del microbiota vaginale con un maggior rischio di sviluppo di forme patologiche.

Terapie mirate a base di LACTOBACILLUS CRISPATUS potrebbero mirare al ripristino del microbiota e costituire una strategia di tipo preventivo.

Medici, Europa a confronto sui numeri. Italia tende a desertificarsi. Ecco la situazione

Ma quale pletora medica. Se c’era, si è dissolta. I dati Eurostat ripresi da Openpolis certificano che rispetto agli altri paesi europei il numero di medici ogni 1000 abitanti in Italia è crollato a 4 (rispetto ai 6 di 20 anni fa) in un contesto di stabilità della popolazione.

Inoltre, rivela che i medici di famiglia sul totale dei professionisti nel nostro paese sono pochi: ben più numerosi sono in Portogallo e in Francia. Come tendenza, nei grandi servizi sanitari nazionali i Mmg tendono ad esser di più quando dipendenti, mentre tanti convenzionati si trovano nei paesi con mutue. La ricerca sui ventisette stati membri parte dall’assunto che più medici danno più risposte in tempo di pandemia. E scopre che in Europa ci sono sacche sovrappopolate ed altre sorprendentemente sguarnite come il Flevoland, polder danese a due passi da Amsterdam grande poco meno della Val d’Aosta ma ben servito. ma scopre soprattutto che nel nostro paese c’è stato un crollo della “classe medica” negli ultimi 20 anni, che questo crollo è spiccato al Nord e non si ferma, e che sulle cause no tutto è chiaro, ad esempio non sembra esserci nesso con il blocco degli stipendi nella dipendenza pubblica. Se a fronte di 20 anni di stagnazione in Italia nei paesi dell’est il reddito è raddoppiato, in Grecia e in Portogallo quello stesso reddito è crollato.

Partiamo da lontano, dal Duemila, da quegli anni in cui ancora tanti pensavano che l’Italia avrebbe continuato a sfornare un surplus di laureati in Medicina e specialisti in camice. Il rapporto Ocse Health Data nel 2002 segnalava che il nostro paese con 6 abilitati alla professione ogni 1000 abitanti era il primo in Europa per densità di medici. In Germania ce n’erano 3,6 per 1000 residenti, in Francia 3,3 come in Spagna, nel Regno unito solo 1,8. Il nostro paese aveva una sovrabbondanza oggettiva rispetto agli altri servizi sanitari pubblici (Spagna, Gran Bretagna) ed in relazione al numero di infermieri. quindici anni dopo, i dati Eurostat rivelano che l’Italia aveva posto in atto una politica di contenimento delle lauree: i medici erano scesi a 5 ogni 1000 abitanti, in Germania erano saliti a 4, in Francia a 3,5 e nel Regno Unito erano saliti a 3. Ma attenzione, in ciascuno di questi tre paesi, per ogni medico c’erano nel 2015 tre infermieri, mentre in Italia la proporzione era di 1,2 infermieri per medico. nel Sud Europa, due paesi – Grecia e Portogallo – ci avevano superati e i greci sulla carta disponevano di oltre 6 medici per 1000 abitanti.

I nuovi dati Eurostat, riferiti al 31 dicembre 2021, fotografano a valle della pandemia da Covid-19 una situazione ancora leggermente diversa: nell’Unione Europea la densità di medici – che hanno raggiunto 1,8 milioni in tutto il continente ormai privo del Regno Unito – è crescita da 3,7 a 3,9 ogni 1000 abitanti. La Grecia si è mantenuta sui 6,16 medici/1000 abitanti, il portogallo la tallona a 5,5 con l’Austria subito dietro. Il Belgio che denunciava una “pletora” come noi è sceso a 3 e anche l’Italia continua a scendere con i suoi 4, meno dei 4,5 di Germania e Francia, e meno della Spagna. La cifra fin qui include tutti i medici con licenza di esercitare, al lavoro, in pensione o all’estero. Ma la ricerca Eurostat valuta anche l’incidenza dei medici di medicina generale sul resto degli iscritti all’albo. E qui scopriamo che, in paesi come la Grecia solo il 6% del totale è impegnato sul territorio; al contrario, in Portogallo è medico di famiglia (dipendente) il 40% del totale dei medici, percentuale massima in Europa; in Belgio lo è il 37%, in Francia il 35% e in questo caso si tratta di convenzionati con mutue di categoria – lo stato detta solo le regole dei convenzionamenti – mentre in Italia e in Germania i medici di medicina generale si attestano attorno al 17%. Sono tanti invece gli specialisti; ma se, il nostro paese è in linea ormai con la Germania per numero di medici, non lo è per il numero di altri professionisti sanitari.

La ricerca Openpolis mira a mettere in relazione la qualità della risposta alla pandemia con la disponibilità di personale sanitario e di medici: quest’ultima cresce con dinamiche no del tutto intuitive. La densità di medici in Europa si concentra intorno alle grandi capitali (ma non in tutte le metropoli). Da noi, ad esempio, la massima rispetto agli abitanti (5 per 1000) si raggiunge nel Lazio, in torno a Roma, in Sardegna e in Liguria, dove l’età media dei residenti è alta. L’Austria, che per densità di medici è tra noi e la Grecia, confina con un Sud Tirolo che per l’Italia ha la più bassa densità insieme a tutto il nostro bacino alpino. E il Nord Italia ha densità basse, più vicine a quelle del Regno Unito piuttosto che a quelle di stati a noi limitrofi, solo ieri presi ad esempio di “nordica” parsimonia ancor più che di buona programmazione.

 

Articolo tratto da Doctor33 del 06 febbraio 2022

DOMINANZA ESTROGENICA:

Tratto da MASSIMO SPATTINI (ABSTRACT)

 

Un problema molto frequente nella donna intorno ai 40 anni spesso risolvibile mediante l’uso degli ormoni bioidentici.

Per maggiori informazioni prenota una consulenza e visita il mio sito www.ginecologabeccaria.com

 

La dominanza estrogenica consiste in una situazione di sbilanciamento ormonale nel quale si hanno livelli di estrogeni più elevati rispetto al progesterone. E’ più frequente a partire dai tardi 30 e 40 anni e la sua incidenza aumenta con l’avvicinarsi della menopausa. A livello sintomatologico è associata alla sindrome premestruale, all’endometriosi, alla ritenzione idrica, all’aumento del peso, stanchezza, irritabilità, ansia e disturbi del sonno e ad un ciclo mestruale più prolungato. Le cause possono essere dovute ad un’alimentazione troppo ricca di carboidrati raffinati, cibi industrializzati, all’inquinamento ambientale sempre più contaminato da xenostrogeni contenuti in pesticidi, plastica, propellenti, prodotti per la cura della persona, tappezzeria e fitoestrogeni (come quelli contenuti nella soia). Lo stress è un’altra causa molto importante perché favorisce i cicli anovulatori e se non c’è l’ovulazione non c’è la produzione del progesterone della seconda fase del ciclo che è quella luteale. Inoltre essendo il progesterone nella cascata di produzione ormonale il precursore del cortisolo, se viene prodotto più cortisolo, come avviene in situazioni di stress, il progesterone viene “rubato” per produrre cortisolo. Questo favorisce un circolo vizioso in quanto lo stress favorisce l’estrogeno dominanza che causa insonnia ed ansia in quanto il progesterone ha un effetto rilassante agendo a livello dei recettori GABAergici del cervello. L’insonnia aumenta la produzione di cortisolo che aumenta l’estrogeno dominanza. Si instaura così un circolo vizioso che porta a stanchezza, disturbi del controllo glicemico, aumento di peso, ansia e depressione. Spesso questa situazione che riguarda molte donne intorno ai 40 anni viene trattata con ansiolitici o addirittura con antidepressivi che non fanno altro che peggiorare la situazione, mentre il vero obiettivo dovrebbe essere quello di eliminare la dominanza estrogenica. La cura ovviamente deve avvenire tramite l’eliminazione dei fattori scatenanti adottando una dieta con cibo fresco e biologico, con integratori di magnesio, zinco e vitamina B6, riducendo la contaminazione da xenormoni e attuando modifiche dello stile di vita, praticando esercizio fisico in maniera corretta e tecniche di rilassamento per eliminare lo stress. Ma se ciò non bastasse è opportuno ricorrere all’uso degli ormoni bioidentici, cioè il progesterone, da non confondere con i progestinici che sono farmaci dotati di effetti collaterali gravi. Una carenza di progesterone protratta favorisce l’insorgenza dell’osteoporosi, del cancro al seno e all’utero.

ATROFIA GENITALE Parliamo di biostimolazione e OZONO

E’ una procedura che permette di iniettare nel derma dei principi attivi utili per riattivare i naturali processi biologici e di riparazione. Serve per mantenere elasticità e giovinezza.

A livello vulvare si possono iniettare per uso intradermico dei gel a base di polinucleotidi e acido jaluronico che stimolano la riattivazione molecolare, riparano i tessuti, donano idratazione tono ed elasticità alle mucose.

La via iniettiva permette a queste sostanze di raggiungere una maggiore profondità di azione e serve per curare:

  • dispareunia (dolore alla penetrazione)
  • ipotono dei tessuti
  • esiti cicatriziali post parto o post chirurgia
  • perdita del tono muscolare in menopausa

La tecnica è semplice e non invasiva, la tollerabilità può essere migliorata mediante l’applicazione di un anestetico locale in crema.

Il massimo del beneficio lo si può ottenere se contestualmente viene utilizzato anche l’OZONO.

La molecola dell’ozono riattiva il microcircolo capillare e permette una migliore ossigenazione dei tessuti.

E’ un antiedemigeno ed un antinfiammatorio e stimola la rigenerazione dei tessuti attraverso le cellule staminali.

 

Presso il mio studio entrambe queste tecniche vengono utilizzate.

STRESS E TRASMISSIONE DEI TRAUMI IN GRAVIDANZA

Gli individui esposti a esperienze traumatiche per esempio attacchi psicologici, rapine, eventi catastrofici, guerre, possono sviluppare un disordine post traumatico da STRESS (PTSD). Una serie di sintomi che compaiono circa 30 giorni dopo il trauma. I sintomi includono la RI-ESPERIENZA del trauma, l’evitamento di situazioni correlabili all’evento traumatico, irritabilità, disturbi del sonno. Sono molto riconosciuti sintomi tipo l’amnesia dissociativa, anedonia, percezioni di negatività. E’ più facile che questi disturbi colpiscano le donne e ciò può dare importanti ripercussioni sulla vita sociale, professionale e famigliare.

Almeno il 25%, 35% degli individui sottoposti ad uno stress incorrono nella PTSD.

Esperienze personali dirette tipo rapine, abusi fisici o sessuali sono a più alto rischio di sviluppo del disordine rispetto ad altri traumi come incidenti automobilistici o eventi catastrofici.

In ogni caso una alta concentrazione di ormoni derivanti dallo stress materno impatta sullo sviluppo cerebrale fetale. Alti livelli di cortisolo durante la gravidanza si riflettono in più elevate reazioni cortisoniche nei bambini in età scolare con una maggiore difficoltà a gestire l’ansia. Eventi traumatici presenti o pregressi rispetto alla gravidanza, possono influire negativamente sul bambino attraverso due livelli:

  1. PSICHICO
  2. EPIGENETICO

La linea di sintonizzazione tra madre e bambino si esplica principalmente con lo SGUARDO. Madri che hanno subito maltrattamenti durante l’infanzia, possono sviluppare depressione durante la gravidanza. Madri sofferenti, traumatizzate o depresse trasmettono attraverso lo sguardo emozioni ansiogene.

Un noto studio ha dimostrato che i figli nati da donne che hanno vissuto nei campi di concentramento presentano marcatori del disturbo post traumatico da stress che si trasmette fino alla TERZA GENERAZIONE.

Uno studio pubblicato su “NATURE NEUROSCIENCE” e coordinato da ISABELLE MANSUY dell’Università di Zurigo, ha dimostrato che le ESPERIENZE TRAUMATICHE influenzano il metabolismo a lungo termine e che i cambiamenti indotti sono ereditari. Un ulteriore studio condotto a Londra ha relazionato il maltrattamento subito da donne durante l’infanzia ad alterazioni biologiche persistenti nella risposta agli stress che si ripercuotono, in gravidanza, sul bambino col rischio di sviluppo da parte dello stesso di problematiche emotive e comportamentali. Da questi dati si evince quanto sia importante fornire sostegno psicologico anche preventivo, alla mamma in gravidanza nel caso di importanti stress emotivi. Spesso questi traumi vengono sottovalutati producendo però purtroppo CATENE TRAUMATICHE TRANSGENERAZIONALI.

Infertilità femminile: nuove frontiere della medicina rigenerativa

Quello in programma per il 30 ottobre prossimo è il primo Congresso Giovani della Società italiana di medicina e chirurgia rigenerativa polispecialistica (Simcri). “I giovani sono il presente e futuro del nostro Paese e in Simcri abbiamo voluto dar loro importanza istituendo un comitato di grande valore che favorisca lo sviluppo di un vero e proprio network nella medicina rigenerativa” ha affermato Eugenio Caradonna, presidente nazionale Simcri, sottolineando come sia fondamentale studiare l’aspetto moderno di questa medicina in modo che ai pazienti siano offerto programmi sì di cura. ma anche di prevenzione di patologie cardiovascolari e neurodegenerative.

Uno dei principali temi sarà l’infertilità femminile, o meglio la medicina rigenerativa come un rimedio su tale infertilità basato su microiniezioni e staminali. In pratica il sangue della paziente viene lavorato in modo da ottenere un concentrato di piastrine e cellule, incluse le staminale, e viene poi inserito direttamente nell’ovaio tramite microiniezioni. “Ci sono evidenze scientifiche che, sfruttando le capacità rigenerative del sangue, si possano aiutare le donne ad avere figli. Si tratta di una grande opportunità per chi ha difficoltà a restare incinta, perché permette l’ispessimento dell’endometrio che favorisce il concepimento” ha spiegato Caradonna, aggiungendo come questa stessa tecnica abbia latri ambiti di applicazione. Altri tempi previsti riguarderanno l’impego di stampanti 3D per la ricostruzione di ossa e tessuti e le medicazioni in via di sviluppo che permettono una più rapida guarigione delle ferite. In quest’ultimo caso, segnali come temperatura o PH verranno ricevuti da sensori che a loro volta permetteranno il rilascio di farmaci in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti e accelerare la riparazione.

“Quando arriverà nella pratica clinica avrà un grande impatto sulla cura delle ferite e sarà applicabile per esempio alle ulcere croniche negli anziani e ai pazienti con piede diabetico” ha precisato Caradonna. Un’altra novità è l’hydrogel, un bimateriale nel quale verranno inseriti sostanze o farmaci.

“La medicina rigenerativa si ripercuote direttamente sulla vita quotidiana delle persone, perché rende possibile la personalizzazione delle cure. Attraverso opportuni esami possiamo modificare l’approccio terapeutico, individuando i corretti percorsi riabilitativi in caso di patologie come l’osteoartrite e le malattie cardiovascolari” ha spiegato Michele Angelo Farina, presidente onorario Simcri. Un aspetto molto importante per Caradonna, come per altri, è il ruolo del laboratorio di patologia clinica nell’individuazione di cellule staminali e fattori di crescita.

 

Articolo del 29 ottobre 2021 tratto da Doctor33.it

COS’E’ L’OZONO?

NUOVA FIO (Nuova Federazione Italiana di Ossigeno Ozono)

 

L’ozono è un gas, che attentamente dosato, è un medicamento naturale privo di controindicazioni.

L’ozono è la molecola triatomica dell’ossigeno la cui formula chimica è O3.

E’ generato da una scarica elettrica in un campo alternato di alta tensione (effetto corona).

La scarica scinde una parte delle molecole di ossigeno che elettrizzano la zona di scarica; gli atomi di ossigeno, resi così disponibili, di uniscono con altre molecole di ossigeno a formare ossigeno triatomico, l’ozono.

A pressione atmosferica è un gas di colore lievemente blu, dall’odore pungente e percettibile all’olfatto in quantità minima (intorno allo 0,05 ppm).

L’ozono è un gas instabile con una emivita di qualche minuto prima di trasformarsi in ossigeno, per questo deve essere prodotto al momento dell’uso.

Il gas protegge gli abitanti della terra contro le radiazioni dei raggi ultra-violetti ed è uno degli ossidanti più potenti in natura. E’ il più efficace battericida e virucida esistente sulla terra e viene usato per distruggere alghe, funghi, pesticidi, metalli pesanti, nitrati, nitriti ecc.

Pur essendo un elemento nato fin dal XVIII secolo, solo dagli anni 90 si è approdati ai suoi più fini meccanismi di azione in campo medico con un ampio successo nell’ossigeno-ozono terapia.

Nel Luglio 1996 con Protocollo n. 24482, il Ministero della Sanità ha riconosciuto l’ozono come “Presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti”.

L’ozono abbatte totalmente virus, batteri, muffe e spore, inducendo sulla massa delle proteine batteriche un processo di ossidazione catalitica. L’azione germicida dell’ozono si fonda sulla sua elevata capacità di ossidazione diretta; grazie a questa proprietà tutte le strutture macro molecolari delle cellule microbiche e non (muffe, funghi, lieviti. alghe, ecc) vengono profondamente alterate e inattivate.

Non esiste specie microbica che resista all’azione dell’ozono anche se produce spore o cisti. In ogni caso l’azione germicida è rapida, completa e senza residui secondari apprezzabili. Con l’utilizzo del gas si ottengono eccellenti risultati nella prevenzione della contaminazione idrica da legionella e da molte altre specie di batteri resistenti al cloro.

L’azione germicida dell’ozono non è influenzata da variazioni del PH così come non è influenzata, se non in scarsa misura, dalla contemporanea presenza di sostanze organiche e inorganiche. Circa l’azione virucida è interessante tenere presente che, con una piccola percentuale di ozono di 0,3 ppm e con un tempo di contatto di circa 4 minuti, il tasso di inattivazione dei virus raggiunge il 99,99%.

 

EFFETTI BIOLOGICI DELL’OSSIGENO-OZONO

 

  • Attività antibatterica e antivirale
  • Aumento della produzione del 2,3 di fosfoglicerato responsabile della cessione di O2 ai tessuti
  • Attivazione della fagocitosi
  • Attivazione delle citochine
  • Attivazione degli enzimi che bloccano i perossidi ed i radicali liberi nei globuli rossi
  • Disinfezione ed azione diretta trofica
  • Formazione dei ROS
  • Aumento della deformabilità dei globuli rossi
  • Riduzione della viscosità ematica
  • Miglioramento del trasporto di O2

 

 

OZONO TERAPIA AMBITI E APPLICAZIONI CLINICHE

 

DERMATOLOGIA: Herpes Zoxter e Simplex – Acne – Eczema – Lipodistofia (Cellulite) – Micosi – Psoriasi

MEDICINA INTERNA: Arteriosclerosi – Epatopatie – Morbo di Crohn – Osteoporosi – Artrite reumatoide – Diabete – Allergia – Stati depressivi – Bronchiti – Sindromi da affaticamento

CARDIOLOGIA: Cardiopatia ischemica – Angina – recupero post-infarto

GERIATRIA: Demenza senile – Artrosi – Processi infiammatori cronici – Dolore cronico – Rivitalizzante – Arteriosclerosi

ANTI-ETA’: Rivitalizza corpo e mente – Aumenta la resistenza allo sforzo

OCULISTICA: Maculopatia degenerativa

NEUROLOGIA: Cefalee vascolari e tensive – Depressione – Malattie neurovascolari – TIA – Ictus – Sindrome da affaticamento cronico

NEUROCHIRURGIA: Ernia del disco – dolore lombare e cervicale – Lombosciatalgia – Dolore post operatorio da chirurgia vertebrale

ODONTOIATRIA: Trattamento carie -Prevenzione e cura infezioni chirurgiche – Parodontiti – Endodonzia – Cura osteonecrosi – Disturbi ATM

ONCOLOGIA: Audiovante nella chemio/radio terapia – Terapia a supporto della stanchezza

ORTOPEDIA: Ernia del disco – dolore lombare e cervicale – Lombosciatalgia – Dolore post operatorio da chirurgia vertebrale – Reumatismo articolare – Gonartrosi – Coxartrosi

 

VASCOLARE: Insufficienza venosa – Ulcera diabetica – Flebiti – Ulcere post-flebiche – Ulcere trofiche – Arteriopatie periferiche – Piede diabetico

DISBIOSI INTESTINALE: Coliti – Colon irritabile – Dismetabolismi – Intolleranze alimentari – Ulcera gastrica – Helicobacter Pilori – Stipsi

FISIATRIA: Riabilitazione neuromotoria – Fibromialgia

CHIRURGIA: Prevenzione e cura infezioni post chirurgiche

PNEUMOLOGIA: BPCO e ipertensione polmonare – Asma – Rinite allergica

MALATTIE DEGENERATIVE: Sclerosi multipla – SLA – Parkinson -Demenza senile precoce

UROGINECOLOGIA: Trattamento delle infezioni uroginecologiche.